Alice (nome di fantasia) ha 27 anni ed è un’infermiera. Laureata nell’aprile del 2022, esercita la professione da poco meno di un anno e nonostante la giovane età le esperienze fatte sono già tante. Oggi, Sanità in Sicilia, vi racconta la sua storia.
COME SONO ANDATI GLI ANNI DI UNIVERSITA’?
I test di ammissione all’università, si sa, sono sempre lo step più difficile da superare. Anche per Alice l’ingresso alla facoltà di infermieristica non è stato per nulla facile e, dopo un paio di anni turbolenti, riesce a farsi spazio a Modena. A darle il benvenuto nel mondo dell’infermieristica trova un grande organizzazione e strumentazioni all’avanguardia. “Un contrasto piuttosto stridente con la realtà che ho trovato l’anno successivo a Palermo, dove ho chiesto il trasferimento e dove ho anche vissuto gli anni di pandemia” ci spiega l’infermiera.
“La Dad è stata un esperienza abbastanza frustrante. Ha immobilizzato tutte le nostre attività universitarie, compresi i tirocini. La situazione è tornata ad essere sostenibile solo dopo aver fatto i vaccini: siamo tornati a lavorare in ospedale, ma le limitazioni sono comunque rimaste”.
“Ciononostante, all’interno dei reparti si respirava un aria abbastanza serena anche grazie all’aiuto dei colleghi più esperti, sempre disposti a dare una mano e assistere noi tirocinanti alle prime armi”.
COME HAI PROCEDUTO DOPO LA LAUREA?
“Dopo la fine dell’università, ho partecipato ad un bando per titoli indetto dall’Asp ma non ha avuto l’esito che avevo sperato. Dopo quella delusione ho deciso di mandare il mio curriculum in diversi ospedali e alla fine anche io ho trovato il mio posto nel settore privato“.
Alice, come moltissimi dei suoi colleghi vive una condizione di totale incertezza dovuta al precariato. I contratti che la maggior parte degli infermieri – e non solo – sono costretti ad accettare sono a tempo determinato, per la durata di 3 o 6 mesi.
“Ciononostante, ho avuto la possibilità di lavorare e di farmi le ossa di diversi reparti. Prima sono stata assegnata a neonatologia e poi sono passata alla cardiologia e all’Utic (Unità di terapia intensiva). Dopo quell’esperienza, durata solo fino a metà gennaio, il contratto mi è stato stoppato, per rinnovarlo ad aprile”. Da allora Alice esercita la professione nel reparto di neurologia.
QUAL E’ IL RICORDO PIU’ BELLO CHE HAI?
“Non è facile stabilire quale sia stata l’esperienza più bella che ho vissuto nel corso della mia carriera fino ad ora. L’emozione più forte la provo ogni volta che vedo la gratitudine negli occhi del paziente. Quando si affezionano a te e ti definisco, come mi è successo più volte, il loro ‘angelo custode’. Questi momenti ti rimangono davvero nel cuore”. Alice sorride e si emoziona a ricordare certi istanti e ci spiega che sono proprio questi i momenti che, nonostante tutte le difficoltà, le ricordano perché abbia deciso di intraprendere questo percorso.
E QUELLO PIU’ BRUTTO?
Ovviamente la vita non è tutta rose e fiori, e non mancano neanche i momenti negativi. Per Alice, l’esperienza peggiore risale agli anni del tirocini, quando anche a lei ha subito minacce e intimidazione da parte proprio delle persone che stava tentando di aiutare.
“Lavoravo all’Ospedale dei Bambini di Palermo, nel reparto di neurologia pediatrica, quando una delle mamme in attesa ha iniziato ad inveire contro di me accusandomi di averle rubato il cellulare. Scontato dire che non era assolutamente vero, ma la signora non sentiva ragioni. In reparto è scoppiato il caos“ racconta Alice.
“La signora ha iniziato a minacciarmi, dicendo che mi avrebbe aspettato fuori dall’ospedale per darmi quello che mi meritavo. A quel punto sono intervenuti i miei colleghi che, per evitare qualsiasi forma di violenza, hanno deciso di mandarmi a casa facendomi concludere il turno prima e mi hanno persino fatto uscire dalla porta di servizio”. Sfortunatamente, le cronache ce lo insegnano, avvenimenti di questo tipo sono all’ordine del giorno ma “con calma e il giusto temperamento solitamente si riescono a placare anche le situazioni più tese. Saper affrontare nel migliore dei modi certe situazioni fa parte del lavoro“.
HAI MAI VISSUTO ALTRE SITUAZIONI DI EMERGENZA?
“Assolutamente sì – risponde Alice –. Sia durante il tirocinio che dopo, lavoravo in terapia intensiva cardiologica”. Lavorare in ospedale vuol dire anche saper gestire le crisi, senza farsi sopraffare da paura e ansia. “Fino a quando non accade non sai davvero come potresti reagire in una situazione di emergenza. Non sai come reagirà il tuo corpo. Io stessa pensavo che mi sarei bloccata, non riuscendo a fare nulla. E invece mi sono resa conto del contrario quando un paziente in reparto è stato colto da un malore.”
“L’adrenalina e il desiderio di salvare la vita al paziente prendono il controllo del tuo corpo, portandoti ad intervenire immediatamente e a fare tutto il possibile con una prontezza che non pensavo di avere”.
QUALI SONO LE TUE AMBIZIONI PER IL FUTURO?
Sentendo la domanda la giovane infermiera scoppia in una risata dolce e amara. “Mi piacerebbe tornare a studiare per prendere un master o una specialistica, ma con un contratto a tempo determinato non me lo posso proprio permettere“.
“Dovrei richiedere un periodo di aspettativa per studiare e nella situazione in cui sono adesso non mi è concesso. Non so quando la mia situazione migliorerà. Una cosa è certa: oggi più che mai ci si è resi conto di quanto sia importante integrare il personale medico. Negli ospedali gli infermieri sono troppo pochi. Almeno dal punto di vista universitario si sta cercando di rimediare, aumentando i posti disponibili all’interno delle facoltà. Sono stati aperti, oltre al polo di Palermo, anche quello di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, per un totale di 470 posti contro i precedenti 160″.
“A questo punto aspetto solo la stabilizzazione, anche se la strada è ancora lunga. Ma sono certa che con il tempo le cosa si sistemeranno anche per me. L’importante è andare avanti con forza e determinazione“.