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Spesa sanitaria: cosa sapere sulla sanità del nostro Paese e della nostra Sicilia

Il nostro ministero dell’economia condiziona la spesa sanitaria e nulla può un ministro della Salute rispetto ai cosiddetti vincoli di bilancio.

L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) con i suoi report ci permette di confrontare i vari sistemi sanitari in termini di spesa e di consumo in ambito sanitario.

I dati OCSE con il report pubblicato lo scorso 2 luglio evidenziano come il nostro Paese o meglio il ministero dell’economia prevede una spesa procapite (a parità di potere di acquisto) di circa 500€ al di sotto della media. Ricordiamo che la spesa pro-capite prevede anche la compartecipazione del cittadino che ammonta per quello italiano a poco più di 700€ a testa (che essendo una media spalmata su tutta la popolazione possiamo immaginare quanto sia più alta per quelli meno fortunati).

Siamo tra i paesi in cui c’è la più bassa crescita annuale della spesa corrente per la salute. La nostra aspettativa sta calando, il numero di parti cesarei è eccessivo ed è eccessiva la prescrizione degli antibiotici e di Risonanze magnetiche.

Siamo ben oltre la media anche nel numero dei fumatori (dato più marcato nelle donne). In particolare, consumiamo più farmaci in Sicilia rispetto alla media italiana ma la spesa si è contratta. Questi dati sono allarmanti da vari punti di vista perché a fronte di un contenimento della spesa totale e di quella farmaceutica (particolarmente in sicilia) i bisogni di salute della nostra popolazione sono aumentati per la crescita esponenziale delle cronicità che sempre più spesso coesistono in una popolazione sempre più anziana.

Non solo non si intravedono azioni correttive ma la contrazione della spesa farmaceutica potrebbe essere vista (se già non lo è) come un dato positivo invece, al contrario, sembra evidente che l’appropriatezza prescrittiva non si sia modificata e l’accesso ai farmaci innovativi sia diventato sempre più difficile per non parlare delle gravi diseguaglianze nell’accesso alle cure tra le varie province.

Il dato quindi della spesa farmaceutica in Sicilia può essere interpretato come positivo solo “dai ragionieri” della sanità.  Non si spiegherebbero altrimenti le tante limitazioni ai farmaci innovativi in dermatologia e reumatologia mentre l’innovazione avanza.

Addirittura, le ricadute sul bilancio di quelle aziende ospedaliere che sono veramente di elevata specializzazione, per colpa di decreti sconsiderati che non rimborsano la spesa farmaceutica dei farmaci innovativi, prescritti in modo appropriato, perché si “sfora” una spesa calcolata nel lontano 2015 e fuori da ogni corretta valutazione fondata sul bisogno di salute dei cittadini e sulla disponibilità di nuovi farmaci nel presente.

Siamo sempre in attesa di provvedimenti in grado di agire sulle leve giuste: quelle di migliori modelli organizzativi, di un approccio alle cronicità coerente e fondato sul corretto dialogo tra ospedale e territorio, una migliore risposta del territorio ed una visione meno pronto-soccorso-centrica che concentrando le risorse proprio sulla porta d’accesso dell’ospedale depotenzia la rimanente parte, danneggia lo stesso pronto soccorso e continua a non responsabilizzare il territorio, fornendo un messaggio alla popolazione che è quella la strada da percorrere per trovare risposte ai propri bisogni di salute (basta verificare l’elevata frequenza di codici verdi).

 

Confronto della spesa per I livello ATC (sigla relativa alla classificazione dei farmaci) tra Italia e Sicilia (strutture pubbliche). Notare che l’area tratteggiata in rosso è più piccola di quella in blu e quasi sempre all’interno.

di Salvatore Corrao
© Riproduzione Riservata
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