Il Covid, come ormai sappiamo, una volta finita l’infezione, lascia comunque degli strascichi da non sottovalutare. Una ricerca dell’Università di Oxford accomuna tutti i sintomi come confusione mentale, difficoltà di concentrazione, problemi di memoria sotto la denominazione di “nebbia mentale“.
Di questo disturbo si sa ancora poco, ma secondo gli esperti avrebbe una sintomatologia non tanto diversa da quella sperimentata da chi soffre di simili effetti collaterali a seguito della chemioterapia per curare un tumore o dalle persone affette da sindrome da fatica cronica, Alzheimer e altri disturbi post-virali.
Lo studio inglese ha indagato i cambiamenti a livello cerebrale di 785 soggetti di età compresa tra 51 e 81 anni: l’infiammazione neurologica alla base di questi disturbi potrebbe infatti essere una spiegazione comune. Ciascuno dei partecipanti è stato sottoposto a test cognitivi e a due scansioni cerebrali, in media a 38 mesi di distanza.
Dalle scansioni cerebrali si sono riscontrati vari effetti a lungo termine a seguito dell’infezione, tra cui una riduzione dello spessore della materia grigia nella corteccia orbitofrontale e nel giro paraippocampale, delle regioni quindi associate all’olfatto e alla memoria di eventi. È stato osservato anche un maggiore declino cognitivo tra le due scansioni, rispetto al resto del campione.
Da un’altra ricerca dell’Università degli Studi di Milano, dell’Asst Santi Paolo e Carlo e dell’Istituto Auxologico Italiano, pubblicato sull’European Journal of Neurology, si evince che i sintomi post Covid parrebbero diradarsi dopo un anno, ma senza sparire del tutto.
Lo studio ha indagato la sintomatologia post infezione su 76 pazienti sottoposti a diverse terapie d’ossigeno in base alla gravità. È emerso che il 63% dei partecipanti ha manifestato un deficit cognitivo 5 mesi dopo le dimissioni ospedaliere e il disturbo persisteva anche dopo 12 mesi nel 50% degli interessati.