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Sanità. Sostituire le valvole aortiche senza fermare l’attività del cuore: giornata studio organizzata dall’Ismett di Palermo

ospedali

Le tecniche mininvasive in aiuto dei pazienti affetti da stenosi aortica. L’Ismett di Palermo organizza un incontro a villa Zito dedicato alla Tavi, acronimo di Transcatheter Aortic Valve Implantation, ovvero una tecnica transcatetere grazie alla quale è possibile applicare protesi cardiache in sostituzione delle valvole aortiche compromesse, senza dover fermare l’attività del cuore.

Esperti provenienti da tutto il mondo si daranno appuntamento, venerdì 4 maggio, dalle 8 alle 17, per confrontarsi sui vantaggi e gli svantaggi della Tavi, che rappresenta un metodo alternativo efficace per il trattamento della stenosi aortica. Durante l’incontro sarà, inoltre, eseguito un impianto Tavi in tempo reale, cui seguirà una tavola rotonda su casi clinici.

Il corso sarà caratterizzato da contributi da parte di esperti del settore che esamineranno tutti gli aspetti della Tavi, confrontandosi anche sulla possibilità di estendere il trattamento sui pazienti a basso rischio. Nell’arco delle due sessioni di lavoro, si discuterà a tutto campo dagli aspetti più tecnici come accesso vascolare, imaging e dispositivi, a quelli più clinici come risultati a lungo termine, durata e terapia farmacologica.

Responsabili scientifici del corso sono tre professionisti dell’Ismett di PalermoMichele Pilato, direttore del Dipartimento per la cura e lo studio delle patologie cardio-toraciche; Caterina Gandolfo, responsabile dell’Unità di Cardiologia Interventistica e Francesco Clemenza, a capo dell’Unità operativa di Cardiologia.

Nonostante ci siano interrogativi sulla durabilità e altri parametri chiave, – spiegano i responsabili scientifici – la Tavi offre attualmente un metodo sicuro, riproducibile e applicabile alla maggior parte dei pazienti e un’alternativa efficace per il trattamento della stenosi aortica. Entro i prossimi 5 anni, grazie ad alcuni studi randomizzati in corso, capiremo meglio come questo trattamento possa essere esteso anche ai pazienti a basso rischio”.

di Antonella Lo Cicero
© Riproduzione Riservata
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