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Problema politerapia, quando si assumono 5 o più farmaci al giorno: in arrivo nuove linee guida

polypharmacy

Quello della politerapia è un problema sanitario emergente nei Paesi Occidentali: in Italia circa il 30% degli anziani fra i 75 e gli 85 anni, assumerebbe 5 o più farmaci al giorno, senza contare i farmaci da banco. In particolare, nell’11% dei casi, il numero dei farmaci salirebbe a 10 o più.

Il problema della politerapia nell’anziano non è soltanto legato alle possibili interazioni tra principi attivi ma anche all’incapacità dei soggetti di gestire in modo efficace il proprio piano di cure.

Secondo diversi studi l’assunzione di 5 o più farmaci aumenta il rischio di ospedalizzazione e morte (10% dei ricoveri nei soggetti over 65 anni è dovuto ad un danno da farmaco e di questi almeno il 30% potrebbe essere evitato) e sono ormai numerose le evidenze secondo cui l’approccio proattivo alla sospensione dei farmaci riduce tali rischi.

In Italia varie società scientifiche hanno condotto studi, anche su base nazionale. Tra questi, il registro REPOSI (REgistro delle POliterapie SImi), è ad oggi il registro più attivo raccogliendo dati di pazienti over 65 ricoverati in medicina interna/geriatria in tutta Italia. Il progetto REPOSI è uno studio collaborativo tra la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), la fondazione IRCSS CA’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e l’IRCSS Istituto di ricerca farmacologiche Mario Negri.

Questo progetto ha prodotto decine di pubblicazioni scientifiche internazionali tra cui, di recente, il professore Salvatore Corrao dell’Ospedale ARNAS Civico di Palermo ha pubblicato sul Journal of Clinical Medicine come al di là delle differenze di genere, nei pazienti anziani ospedalizzati il numero medio di farmaci al momento del ricovero è di circa 8 sottolineando l’importanza della politerapia e la necessità di pensare a strategie per ridurre la prescrizione.

deprescribingLa Raccomandazione del Ministero della Salute sulla Riconciliazione Terapeutica (n.17/2014) e il Piano Nazionale Cronicità contengono precise indicazioni proprio sull’aderenza e sulla deprescrizione.

Il Deprescribing o ‘deprescrizione‘ è il processo di riduzione graduale, sospensione, interruzione o ritiro di farmaci, con l’obiettivo di gestire la politerapia e di migliorare gli esiti di salute e prevede due momenti fondamentali: quello della ricognizione e quello della riconciliazione terapeutica.

La riduzione o sospensione dei principi attivi non deve essere effettuata sulla base dell’esperienza clinica o sul proprio personale giudizio ma attraverso un approccio guidato dalle prove di evidenza.

Il processo di deprescrizione dovrebbe iniziare con la Ricognizione che consiste nella raccolta, da parte di personale sanitario medico, infermieristico, ostetrico ecc, di informazioni complete e accurate su farmaci e altri prodotti (anche non convenzionali) assunti dal paziente e sulle preferenze e modalità di assunzione degli stessi. Oltre alla conoscenza dei prodotti assunti, altri elementi devono essere acquisiti dai sanitari in vista di una successiva prescrizione corretta e sicura: allergie o intolleranze conosciute, terapie pregresse ed eventuali effetti indesiderati, dati inerenti peso e altezza del paziente, stile di vita e patologie.

Il percorso di riconciliazione prevede che il medico prescrittore esegua un confronto tra i farmaci registrati in fase di ricognizione e quelli effettivamente utili, valuti attentamente l’opportunità del prosieguo del trattamento farmacologico in atto e la sua compatibilità con quello che ritiene indicato nella specifica circostanza utilizzando i criteri validati di START, STOPP e BEERS per migliorare il piano di terapia del paziente.

Ricognizione e Riconciliazione sono attività cliniche importanti, centrate sul paziente, che precedono la prescrizione. Medici di medicina generale, internisti, geriatri ed infermieri dovrebbero lavorare insieme sul territorio ed in ospedale con l’obiettivo unico di migliorare la sicurezza delle prescrizioni e l’aderenza alla terapia verificando la compliance terapeutica del paziente.

Da pochi giorni è stato costituito un panel di esperti per la creazione di linee guida su multimorbilità e politerapia.

Sarà seguita la metodologia proposta dal sistema nazionale Linee Giuda in accordo con il centro Nazionale Eccellenza Clinica Qualità e Sicurezza delle Cure (CNEC) dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il gruppo è coordinato dal professore Graziano Onder dell’Università Cattolica di Roma e ne fanno parte: Laura Amato del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, Franco Berti del San Camillo Forlanini di Roma, Annalisa Campomori dell’Azienda Provinciale di Trento, Lucio Catalano del Policlinico Gemelli di Roma, Salvatore Corrao dell’ARNAS Civico/ Università di Palermo, Andrea Corsonello dell’INRCA di Ancora, Paola Kruger dell’Accademia Europea dei Pazienti, Alessandra Marengoni dell’Università di Brescia, Gerardo Medea della SING, Alessandro Nobili dell’Istituto Mario Negri di Milano, Gianluca Trifirò dell’Università di Messina e Nicola Veronese dell’CNR di Roma.

Tale gruppo di esperti nasce dallo sforzo delle principali società scientifiche di Medicina Interna, Geriatria e Medicina Generale e vede, accanto ai clinici, epidemiologi e farmacologi clinici.

La comunità medica e infermieristica nel suo complesso nutre grandi aspettative da queste nuove linee guida che potrebbero frenare l’eccesso di prescrizione riducendo così il rischio clinico e migliorando l’appropriatezza terapeutica nei pazienti affetti da cronicità.

Le patologie croniche rappresentano la più importante sfida per il nostro Sistema Sanitario Nazionale e solo con un approccio multidimensionale e con nuove modalità organizzative potremo garantirne la sostenibilità economica che passa anche per una migliore e minore prescrizione di farmaci.

 

 

 

di Marika Lo Monaco
© Riproduzione Riservata
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