Negli ultimi anni, accanto alle forme di dipendenza legate a sostanze (ad es. disturbi correlati all’alcol, alla cannabis, agli oppiacei), sempre più si fa riferimento anche alle dipendenze comportamentali. In queste nuove forme, “New Addiction”, normali attività come navigare in internet, sport, shopping, sesso, lavoro ecc., possono diventare per alcune persone oggetto di dipendenza, andando a compromettere il funzionamento dell’individuo sul piano emotivo, affettivo–relazionale, cognitivo, nonché economico, al punto da creare forme di disagio clinicamente significativo.
Ancora oggi, nonostante gli studi condotti e l’osservazione clinica dei casi denotano una tendenza a sviluppare dipendenza comportamentale, non esiste una classificazione che permette di inquadrare queste condotte disfunzionali in precise categorie diagnostiche. Infatti, ad eccezione del Disturbo da gioco d’azzardo (GAP), che nel DSM-5 è compreso nel capitolo della dipendenza, altri comportamenti eccessivi, come quelli sopra elencati, non sono presenti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali o sono inseriti in altre categorie diagnostiche (ad es. il disturbo da accumulo è presente tra i disturbi ossessivi-compulsivi)
I nuovi sviluppi delle scienze neurologiche sostengono una teoria neurobiologica unitaria che considera analogamente le dipendenze da sostanze e quelle comportamentali. Il contributo delle neuroscienze, infatti, è stato prezioso per evidenziare come queste Dipendenze Comportamentali coinvolgano gli stessi circuiti neurali del piacere e del rinforzo evidenziati nelle tossicodipendenze.
Una dipendenza comportamentale si definisce sulla base di sei criteri: preminenza (il comportamento tende ad assumere la maggiore rilevanza nella vita della persona, a discapito di altri pensieri, sentimenti e azioni), influenza sul tono dell’umore (conseguenze emotive del comportamento di dipendenza), tolleranza (intensificarsi del comportamento per indurre effetti di sufficiente intensità), sintomi da astinenza (stati d’animo o conseguenze fisiche spiacevoli, conseguenti dalla messa in atto del comportamento), conflitto (conflitti interpersonali derivanti dalla dipendenza instauratasi o incompatibilità con altri compiti o attività personali) e recidiva (presenza di ricadute plurime nel disturbo dopo fasi di sospensione).
Il carattere distintivo della dipendenza comportamentale è l’incapacità dell’individuo di mitigare il comportamento nonostante le conseguenze negative che osserva nel suo funzionamento quotidiano.
Una caratteristica clinica fondamentale della dipendenza comportamentale è che i comportamenti sono volti a dare piacere al soggetto e rappresentano spesso una via di uscita dalla sofferenza emotiva o fisica.
Rispetto alla classica dipendenza da droghe, queste forme sono più sfuggevoli perché ben inserite nei comportamenti “normali”, questo significa anche che tendiamo più facilmente a sottostimarne l’incidenza.
Tra le nuove dipendenze si annoverano: lo shopping compulsivo; la dipendenza affettiva; il disturbo da gioco d’azzardo; dipendenza dal sesso; dipendenza dalle nuove tecnologie (quali Internet, videogiochi, smartphone), il workaholism (dipendenza dal lavoro); vigoressia (dipendenza dal fitness); ortoressia (dipendenza dal mangiar sano); dipendenza dalla pornografia; dipendenza dal gruppo.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è un trattamento che ha dimostrato empiricamente la sua efficacia nel trattamento di tali patologie. Tale terapia lavora sul piano delle azioni (aspetto comportamentale) e su quello dei pensieri/emozioni (aspetto cognitivo) associati alla dipendenza con l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio psicoaffettivo.
Da un punto di vista comportamentale la terapia supporta il paziente nel recupero delle attività abbandonate a causa del comportamento disfunzionale e nello sviluppo di strategie alternative di comportamento. Da un punto di vista cognitivo, il paziente ricostruisce il percorso cognitivo ed emotivo che ha attivato la dipendenza. Impara a riconoscere e a gestire i pensieri automatici o elaborati e le emozioni che lo inducono a persistere nella dipendenza.