Il professore Francesco Cappello, ordinario di Anatomia Umana, è stato di recente eletto direttore della scuola di specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico all’università di Palermo, traguardo raggiunto dopo due anni di coordinamento del comitato ordinatore, ha risposto ad alcune domande per sanitainsicilia.it.
Intanto complimenti per l’elezione e poi quali le sue riflessioni al termine di questo periodo?
“Sono stati due anni intensi e complessi. Avevo ricevuto mandato da parte del mio Consiglio di Dipartimento di guidare il Comitato Ordinatore della Scuola col compito di gestire la transizione dal vecchio al nuovo ordinamento. Nel mentre sono usciti alcuni Decreti Legge Interministeriali di fondamentale importanza che avrebbero potuto determinare la chiusura della Scuola a Palermo. Invece, non solo siamo riusciti a sopravvivere, ma oggi siamo riconosciuti tra le migliori Scuole di Specializzazione d’Italia”.
Come ha fatto? Quale la chiave di questo successo?
“Intanto non ho fatto tutto da solo ma sono stato coadiuvato dagli altri colleghi del Comitato Ordinatore della Scuola, a Palermo segnatamente i Prof. Maurizio Casarrubea, Salvatore Corrao e Rosalia Lo Presti e a Catania il Prof. Santo Signorelli, che hanno svolto assieme a me un grande lavoro amministrativo per riformulare integralmente non solo il piano di studi ma soprattutto la rete formativa della Scuola, che oggi mi sento di dire è tra le migliori presenti nel panorama nazionale. Abbiamo nella rete, infatti, sia strutture pubbliche che private di valore, tra cui il Dipartimento di Medicina Interna dell’Ospedale Civico di Palermo, il Servizio di Medicina dello Sport della ASP di Palermo, il Centro Medico Mantia di Palermo, la Fondazione “Giglio” di Cefalù, il CONI di Roma, e i Centri di Medicina dello Sport accreditati con la Federazione Medico Sportiva di Catania e di Torino. I nostri specializzandi hanno anche modo di frequentare, dopo il termine del normale orario di lavoro, i centri di alcune associazioni sportive che si occupano di canottaggio, volley, basket, calcio e altri sport, al fianco di altri medici sportivi, per poter fare quindi delle esperienze sul campo”.
Sembra quindi che gli specializzandi abbiano molte attività da svolgere.
“Decisamente sì. La nostra sfortuna, ossia quella di avere pochi specializzandi (in tutta Italia ogni anno ci sono circa 35-40 posti, in Sicilia ne abbiamo 5, quindi siamo tra le regioni più attive, diventa una opportunità: quella di “personalizzare” la formazione degli Specializzandi. Io dico loro, fin dal primo giorno, che questi 4 anni passeranno rapidamente e loro non devono sprecare neanche un giorno per perfezionare il loro apprendimento. Le basi si fanno con la Medicina Interna, poi si passa allo studio di discipline specialistiche quali la Cardiologia, la Pneumologia, l’Endocrinologia, la Radiologia, la Traumatologia, la Fisiatria, l’Igiene, la Medicina Legale e altro ancora. Ma nel nostro piano di studi non mancano discipline di base, quali Anatomia, Fisiologia, Farmacologia, Biochimica, Patologia e perfino lo studio dell’Inglese medico, della Statistica medica, della Bioinformatica, della Metodologia della ricerca scientifica e della Psicologia dello sport”.
Non è un po’ troppo?
“Se gli insegnamenti sono ben calibrati, in termini di crediti e modalità di svolgimento delle lezioni, no. Inoltre, tramite il rapporto stretto con il Coni, nella persona del presidente provinciale Giuseppe Canzone, della Federazione Medico Sportiva, nelle persone del presidente regionale Genni La Delfa e del presidente provinciale Beppe Virzì e del corso di laurea in Scienze Motorie, presieduto da Antonio Palma, abbiamo l’opportunità di offrire ai nostri specializzandi anche un ampia offerta di eventi culturali in termini di convegni, workshop, seminari, in alcuni dei quali loro stessi fanno interventi e tengono relazioni. Gli specializzandi sono molto contenti di queste attività perché acquisiscono nozioni utili per la loro preparazione al mondo del lavoro”.
Quali sono le prospettive lavorative per chi esce da questa Scuola di Specializzazione?
“Moltissime e il numero di specializzandi che ogni anno viene diplomato in Italia è assolutamente insufficiente. Oggi noi formiamo non solo un “Medico dello Sport” ma anche un “Medico dell’Esercizio Fisico”. Il primo, tradizionalmente, si occupa di guarire lo sportivo dai traumi causati da uno stress eccessivo a carico degli organi e dei tessuti dell’organismo durante l’attività svolta, spesso di tipo agonistico. Il secondo è ancora più importante, da un punto di vista “sociale”, in quanto ha il compito di visitare il paziente e prescrivergli, sia se è sano sia se ha problematiche di salute, l’esercizio fisico più adatto a lui, tenendo conto anche dell’età, del sesso, dello stile di vita avuto fino a quel momento e di altri parametri. L’esercizio fisico oggi è considerato alla stregua di un farmaco: svolgere esercizio fisico per un paziente iperteso, obeso, dismetabolico o con problematiche cardiopolmonari è di fondamentale importanza e può portare nel tempo ad assumere un dosaggio del farmaco inferiore o addirittura a guarire! Ad esempio, se un soggetto iperteso e obeso che fa uso di anti-ipertensivi fa un corretto esercizio fisico e riesce anche a dimagrire, può vedere i propri valori pressori normalizzarsi e può considerarsi “guarito”. Un tempo la guarigione da queste malattie era impensabile. Ma oggi studi scientifici hanno dimostrato che l’esercizio fisico può aumentare la sopravvivenza anche in pazienti affetti da neoplasie maligne. Insomma, le conoscenze su questo tema sono in constante aumento e servono più medici che facciano anche ricerca su questo argomento”.
Quindi il Medico dello Sport e dell’Esercizio Fisico del domani può aiutare non solo a migliorare la qualità di vita ma anche a ridurre i costi del Servizio Sanitario?
“Esattamente! Il punto è proprio questo. Ed è anche il motivo per cui servirebbe formare più specialisti in questo settore. Poi è fondamentale che il Medico dello Sport e dell’Esercizio Fisico lavori in un team multidisciplinare, assieme al Laureato in Scienze Motorie, al Nutrizionista e allo Psicologo. Solo così si possono raggiungere i migliori risultati. Ancora in Italia manca questa “cultura”, speriamo che nei prossimi anni i Legislatori ci aiutino a compiere significativi passi in avanti in questa direzione”.
Viene dato modo agli specializzandi di fare anche ricerca durante il loro percorso formativo?
“E’ obbligatorio per Legge farlo, non perché dobbiamo formare anche dei “ricercatori” ma perché partecipare alle attività di ricerca aiuta a capire come “nasce” un lavoro scientifico e quindi ad “interpretare” meglio quelli che si leggeranno per l’aggiornamento permanente post-specializzazione. Inoltre noi spingiamo gli specializzandi a compiere periodi formativi e di ricerca anche all’esterno della rete della Scuola, incluse esperienze all’estero. A me piace pensare allo specializzando non come ad un “operaio” inserito in una catena di montaggio, ma come a un “artista” al quale viene dato un blocco di marmo e gli strumenti per scolpirlo (oppure una tela col pennello e i pastelli): noi dobbiamo dargli tutti gli strumenti, dev’essere lui l’artefice del suo destino!”
Quindi tutto rose e fiori a Palermo?
“No. Ci sono molte criticità che, d’accordo col Rettore Fabrizio Micari, con il Presidente della Scuola di Medicina Francesco Vitale e con l’attuale Commissario Straordinario del Policlinico Fabrizio De Nicola stiamo affrontando. La prima, su tutte, l’apertura di una Unità Operativa di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico al Policlinico Universitario. Al momento le strutture presenti nella rete formativa consentono il raggiungimento pieno di tutti gli standard richiesti per Legge. Tuttavia, poiché disponiamo di numerose professionalità, sia medici che ricercatori, che lavorano in questi ambiti, sarebbe un peccato non riuscire a metterli “a sistema” in quella che è e resta la “casa naturale” per la formazione accademica, ossia l’Università. Abbiamo elaborato, col Direttore del Dipartimento Giuseppe Ferraro, un progetto per la costituzione a Palermo di un “Istituto di Medicina e Scienza dello Sport e dell’Esercizio Fisico” che è stato approvato dalle autorità competenti ma i tempi della burocrazia come sempre sono lunghissimi e le pratiche estenuanti. Sarà l’obiettivo principale che cercherò di portare avanti durante questo mio mandato triennale, sperando di riuscire a raggiungerlo”.