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Medici in piazza contro le violenze negli ospedali: non bastano proteste e solidarietà

barella ricovero

Sabato scorso piazza Politeama a Palermo è stata teatro di una grande manifestazione contro le violenze negli ospedali.

Conosco bene la sensibilità di Toti Amato presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo che ringrazio per questa iniziativa, ma né le proteste né la solidarietà espressa da tutti i politici presenti “virtuosamente” in massa possono risolvere una situazione che sembra riguardare trasversalmente la sanità, la scuola e la società tutta.

Le ultime vicende rimbalzano sui media in modo assordante: medici, infermieri e professori picchiati; maestre che picchiano bambini, badanti che picchiano vecchi inermi, donne uccise per gelosia o perché, appartenenti ad altra cultura, aspirano alla emancipazione.

Da una parte chi ha responsabilità politiche dovrebbe cominciare a capire che c’è un disagio sociale che va compreso ed affrontato con strategie a medio e lungo termine. Dall’altra non bastano semplici proclami per cominciare a cambiare le cose.

Il sindaco Orlando parla di sicurezza come diritto – giusto! – l’assessore Razza afferma che la giusta accoglienza degli utenti è fondamentale – giusto ! – Toti Amato dice che la sola repressione non basta: giusto, giusto e giusto!

Tuttavia, chi vive dentro questo sistema sanitario, chi sta in trincea ed ha responsabilità operative sa che quello che finisce sui media è solo la punta dell’iceberg.

Nei reparti e negli ambulatori il disagio delle persone malate e dei loro parenti è palpabile ogni giorno. Non c’è personale per controllare e regolare gli accessi nei reparti. Il numero degli infermieri e, a volte, dei medici è insufficiente, per questo il personale è sotto stress e non riesce ad assicurare una adeguata assistenza con conseguenti e prevedibili “lamentele” dei malati e relativi parenti. Tutto questo contribuisce a generare una crescente sfiducia nel servizio sanitario regionale e dare una immagine distorta del medico e dell’infermiere addossandogli responsabilità che troppo spesso sono dell’organizzazione e del sistema.

Non vorrei che manifestazioni come quella di sabato si trasformassero per l’ennesima volta in una concentrazione di risorse solo ed esclusivamente per i pronto soccorso, continuando a togliere alla rimanente parte dell’ospedale e a creare il conseguente circolo vizioso che non permette di accettare i pazienti da ricoverare, che quindi si accumulano proprio nelle aree di emergenza.

In questo contesto più che mai è doveroso recuperare il senso del dovere: tutti ma in primis la politica. Chi di dovere verifichi che il personale sia presente anche negli ambulatori e nei reparti nelle quantità giuste, con la giusta competenza, nel posto giusto e nel momento giusto. Chi di dovere ripensi al rapporto tra pronto soccorso e territorio e pronto soccorso e rimanente parte dell’ospedale. Chi di dovere produca azioni per ridurre gli accessi ai pronto soccorso e non meramente aumentare “l’offerta”, evitando enormi sprechi di risorse. Chi di dovere recuperi appieno il ruolo della medicina interna quale risorsa per coordinare le attività relative alle patologie croniche all’interno dell’ospedale e nel rapporto col territorio ottimizzando tutti i processi.

Solo così potremo vedere piano piano scomparire questi fenomeni di disagio oltre che di diseducazione, le persone si sentiranno messe veramente al centro del sistema e ci sarà un passa parola positivo. I professionisti si sentiranno valorizzati e lavoreranno meglio. La spesa del personale verrebbe recuperata grazie ad una operazione di sistema che porterebbe ad una vera e propria economia di scala.

A tutt’oggi continuiamo, invece, ad assistere inermi a questo inadeguato utilizzo di risorse con una popolazione che manifesta chiaramente insoddisfazione e sfiducia verso il servizio sanitario. Parlarsi addosso e continuare a proporre soluzioni prive di vera logica di sistema non porterà buoni frutti: è tempo di recuperare la capacità di analizzare correttamente i problemi e di produrre conseguenti azioni efficaci.

di Salvatore Corrao
© Riproduzione Riservata
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