Rendere i medici di medicina generale protagonisti nella battaglia contro il coronavirus attraverso l’adozione di protocolli obbligatori che sfruttino terapie sperimentali validate, in grado di fermare la malattia quando è nella sua fase iniziale. I medici di base dovrebbero quindi occuparsi dei pazienti con sintomi lievi che sono nello stadio iniziale della malattia, prescrivendo loro quelle cure che la comunità scientifica inizia a individuare come capaci di fermare il virus all’inizio, così da prevenire il sorgere di sintomi più seri e la conseguente necessità di un ricovero ospedaliero, evitando di sovraffollare le strutture sanitarie. È questo il senso di una mozione presentata dal gruppo di Attiva Sicilia all’Ars e rivolta all’assessore regionale alla Sanità.
“Dare più valore ai medici di medicina generale – spiega il deputato regionale di Attiva Sicilia, Sergio Tancredi (nella foto)– permetterebbe di rafforzare il ruolo strategico della medicina territoriale nella lotta al virus, salvando il maggior numero di vite umane e facendo anche risparmiare i potenziali costi assistenziali per disabilità conseguenti a ritardo nelle cure e a complicanze. Il dato maggiormente preoccupante di questa fase della pandemia, infatti, riguarda la sempre crescente pressione sulle strutture ospedaliere con la progressiva riduzione dei posti letto disponibili nei reparti di terapia intensiva. Inoltre, il sovraffollamento ha la tragica conseguenza di far diminuire drasticamente i livelli di assistenza sanitaria sia per i pazienti affetti da Covid 19 che per quelli affetti da altre patologie gravi”.
Ad esempio, la comunità scientifica ha individuato che l’uso di eparina e cortisone nello stadio iniziale della malattia, anche a domicilio, può abbattere la capacità patologica del virus ed evitare l’aggravarsi del paziente. Stesso discorso per la somministrazione dell’adenosina tramite via aerosolica che pare si possa effettuare anche negli ambulatori dei medici di base.
“Dunque – sottolinea Tancredi – appare quanto mai opportuno riorganizzare la sanità territoriale attribuendo alla medicina di base un ruolo determinante nella cura dei pazienti paucisintomatici risultati positivi, attraverso l’adozione obbligatoria delle prassi descritte in questi protocolli, qualora approvati dalle competenti autorità”.