L’assistenza erogata al diabetico rappresenta una delle voci più rilevanti nel bilancio dello Stato e delle Regioni, stretta fra i molteplici bisogni del malato e le sempre minori risorse economiche.
L’analisi puntuale dell’impatto assistenziale e sulla spesa per la cura del diabete rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo di programmi volti a migliorare l’assistenza garantendo nel contempo la sostenibilità economica.
Le tre fonti dei dati (farmaceutica territoriale, schede di dimissione ospedaliera e archivio delle esenzioni per patologia), che fanno riferimento a poco più di 10 milioni di cittadini di ogni età (un sesto degli abitanti del Paese), hanno permesso di identificare circa 640.000 persone con diabete, corrispondenti ad una prevalenza del 6,34%, un dato quasi doppio rispetto a quello italiano di 20 anni fa, che tra l’altro sottostima la dimensione del reale problema.
Tra le persone con diabete, il 96% riceve almeno un farmaco per il diabete o per altre patologie. Il numero di confezioni di farmaco prescritte è circa doppio rispetto a quanto prescritto in assenza di diabete (74 contro 36). Gran parte dei pazienti sono trattati con ipoglicemizzanti diversi dall’insulina ma una significativa parte di questi (circa il 26%) assume insulina da sola o in combinazione con altri farmaci ipoglicemizzanti.
Da notare che le insuline DNA-ricombinanti contribuiscono ormai per una quota molto piccola. I nuovi ipoglicemizzanti, da soli o in associazione, per circa il 26%, a differenza degli analoghi dell’insulina, che si attestano su quasi il 50% della spesa per tutti gli ipoglicemizzanti. Questo comporta, nel complesso, un aumento della spesa media del trattamento con farmaci ipoglicemizzanti.
Se ne è accorto anche l’Assessorato della Salute della Regione Siciliana, che con la circolare n.19 del 14/11/2018 ha voluto sottolineare che anche nel primo semestre del 2018 i consumi degli analoghi appartenenti alla categoria ATC A10AB (insuline e analoghi dell’insulina per iniezione, ad azione rapida) sono significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati in media su tutto il territorio nazionale. Nel dettaglio, le DDD (dose definita giornaliera) per 1000 abitanti prescritte in Sicilia sono state 66,62 contro le 44,5 del resto d’Italia.
Nonostante i dati epidemiologici siciliani indichino una maggiore prevalenza della patologia e una minore spesa media per trattato rispetto al resto dello stivale, secondo l’Assessorato della Salute della Regione Siciliana la differenza rilevata nella spesa non è giustificabile, pertanto, la prescrizione a carico del SSR di analoghi rapidi dell’insulina deve essere effettuata attraverso la compilazione di una nuova scheda di monitoraggio gravando per l’ennesima volta sul carico burocratico sulla classe medica. Tuttavia, il 4 dicembre un’altra circolare sospende gli effetti della precedente!
C’è quindi confusione negli organi tecnici che consigliano l’assessore Razza contribuendo a gettare sconforto tra diabetologi e pazienti. Le tre società accreditate dal ministero della Salute (l’Società Italiana di Diabetologia, l’Associazione Medici Diabetologi e l’Associazione Medici Endocrinologi), che rappresentano il mondo diabetologico italiano, coi loro rappresentati regionali hanno già chiesto all’assessore Razza un incontro per discutere di questo come di altri problemi che riguardano il diabete. La questione non è la componente medica che chiede di essere rispettata ed adeguatamente rappresentata evitando personalizzazioni deprecabili ma la persona affetta da diabete.
Il diabetico merita maggiori attenzioni e il sistema dovrebbe riflettere che ostacolando l’operato dei medici non solo mette a repentaglio la salute e la qualità di vita dei pazienti ma mina la sostenibilità stessa del sistema economico dedicato alla sanità.
La questione non è limitare le scelte terapeutiche ma favorire l’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza terapeutica. Solo così si può sperare di limitare le complicanze ed evitare ricoveri ospedalieri lunghi, costosi ed umilianti per il paziente. Ci si augura che l’assessore Razza riceva al più presto i rappresentanti delle tre società scientifiche per porre fine a questo eccesso di visione tecnocratica farmacocentrica.
I clinici da parte loro dovranno sempre porre la massima attenzione al rispetto delle indicazioni autorizzate, prediligendo, ove possibile, i trattamenti terapeutici che a parità di risultato presentino un minor costo.