Nella Giornata internazionale dell’infermiere si celebra l’anniversario della nascita di Florence Nightingale, riconosciuta come fondatrice dell’infermieristica moderna, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica verso l’importanza di questa figura nell’ambito della sanità mondiale.
Quest’iniziativa, che ogni anno viene celebrata, è molto sentita specialmente in questo tempo di pandemia. Ancora oggi, sono proprio della Nightingale i precetti e le linee guida seguite dagli infermieri nella cura del paziente, che poi sono la base dei corsi della Nightingale Training School, istituita nel 1860.
“Il 12 maggio si celebra questa giornata in questo momento molto particolare perché gli infermieri sono stati i protagonisti durante il Covid. Tutti, dagli oss agli operatori sanitari, sono stati messi sotto pressione dalla pandemia“, dichiara Antonio Cicero, caposala di terapia intensiva rianimazione Covid al Policlinico di Palermo.
“Ci siamo trovati in prima linea volenti o nolenti, anche perché, in effetti, lo siamo sempre”, afferma sorridendo. “Prima del Covid ci sono stati tagli alla sanità e abbiamo vissuto queste sofferenze perché l’organico sottoridotto è difficile da gestire, spesso gli infermieri si sostituiscono agli oss, e poi da un anno ci troviamo a lavorare in un modo anomalo per via della pandemia“.
“Proviamo a dare la miglior assistenza possibile, come siamo abituati a fare, sebbene non riusciamo al meglio per via del contatto umano comunque impedito dalle tute che siamo necessariamente obbligati ad indossare – continua il caposala – Cerchiamo comunque di fare tutto il possibile per i nostri pazienti“.
“Oggi si celebra questa giornata importante ma dovrebbero ricordarsi più spesso degli infermieri, ad esempio quando vengono presi a sputi e pugni, io ho visto miei colleghi essere aggrediti e denigrati. Anche parlando dei luoghi comuni come l’infermiere che non sa lavorare, etc…“, conclude Cicero.