Il recente annuncio di Donald Trump sui progetti di cura e di contenimento dell’infezione da HIV sta facendo discutere il mondo scientifico, stigmatizzando il tradizionale pragmatismo americano.
Lo scorso 7 febbraio, Antony Fauci ha pubblicato un editoriale su JAMA annunciando la campagna del presidente Trump per debellare l’infezione da HIV negli Stati Uniti.
Pregevole l’intenzione ma, ad oggi, la realtà mette in chiara evidenza un gap molto forte tra la realtà europea e quella americana che evidenzia una significativa differenza tra le due diverse realtà, tra due strategie di politica sanitaria: da una parte, il cittadino che gode del diritto all’assistenza universale; dall’altra il cittadino che gode dell’assistenza sanitaria basata su un sistema assicurativo privatistico che, obtortocollo, prevede una (insopportabile) diversità assistenziale, basata sulla disponibilità economica dei singoli soggetti.
Lo scenario di riferimento, ben espresso dall’OMS, è quello di curare efficacemente la persona con HIV con un duplice obiettivo: inibire la replicazione del virus, per salvaguardare la salute del singolo e per bloccare la diffusione del contagio (paradigma 90-90-90).
Gli obiettivi fin qui raggiunti e l’auspicata prosecuzione (o attivazione) delle politiche di sanità pubblica universali, danno concretamente ragione all’Europa che, pur nelle difficoltà economiche e sociali di questi ultimi anni, ha saputo rendere disponibili trattamenti efficaci per tutti, senza distinzione.
I risultati sono evidenti: il linkage to HIV care negli Stati Uniti è stato ottenuto nel 73% (54-93%); in Europa nell’83% (69-97%). La soppressione virale dei cittadini curati negli USA è stata ottenuta nel 49% a differenza di quelli curati in Europa, ottenuta in più del 90% dei casi.
Le prospettive preoccupano lo scrivente dal momento che sembra intravedersi anche per l’Europa lo “spettro” di insopportabili differenze del diritto alla cura. Ma il mondo medico, quello che ha consapevolmente prestato il Giuramento di Ippocrate, sarà una garanzia per tutte le cittadine e tutti i cittadini che, senza distinzione, porranno un bisogno di salute e di cura.
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