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Giornata dell’Ambiente, i medici avvertono: “Crescono le infezioni legate al clima”

In Italia è previsto un aumento del rischio e dell’aggressività delle malattie infettive correlate al clima e in particolare quelle causate da vettori come le zanzare, quali malaria, Dengue, febbre da Chikungunya, febbre West Nile, oltre che le patologie trasmesse da pappataci (leishmaniosi) e zecche (malattia di Lyme, encefalite da zecche e babesiosi umana).

Ad affermarlo è la Società italiana d’igiene (Siti) che in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente del 5 giugno, lancia un appello affinché i governi, locali e nazionali, alla luce delle ‘minacce’ ambientali sfruttino le competenze di professionisti altamente qualificati. Serve, chiedono gli igienisti, adottare un approccio multidisciplinare ed interprofessionale in un’ottica One Health, un modello sanitario che integra discipline diverse, basato sul riconoscimento che la salute umana, quella animale e quella dell’ecosistema siano legate e si influenzino reciprocamente.

La pandemia di Covid 19 – sottolineano – ha accelerato questa consapevolezza, dimostrando quanto sia forte il collegamento tra salute e ambiente e quanto ogni sistema sia interdipendente.

I cambiamenti degli ecosistemi, dettati dalle attività umane, sono in grado di influenzare molteplici vie di trasmissione delle malattie infettive, aumentando il rischio di nuove epidemie in tutto il pianeta e modificando sempre di più il panorama epidemiologico di alcune malattie infettive. Inoltre Siti ricorda, citando i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che tra il 6% e il 15% della popolazione italiana vive in territori esposti a una siccità severa o estrema. “E’ essenziale investire nelle infrastrutture, nella pulizia dei corsi d’acqua e nella ristrutturazione della rete idrica, per ridurre i rischi di inondazioni – afferma Roberta Siliquini, presidente della Siti – Questi interventi prevengono l’accumulo di detriti e favoriscono un flusso d’acqua naturale, proteggendo le comunità dalle esondazioni. E’ importante che i governi locali e nazionali sfruttino l’expertise di professionisti altamente qualificati, adottando un approccio multidisciplinare e interprofessionale in un’ottica One Health. Questo permette di ottenere indicazioni preziose per ridurre il danno causato dalle catastrofi ambientali”.

Al momento sono 20 i virus sorvegliati speciali in tutto il mondo che si stanno diffondendo velocemente e a preoccupare sono quelli che arrivano dall’Africa, ma anche dai paesi esotici. L’attenzione è concentrata sui virus di Dengue, Zika, Chikungunya, e West Nile, che fanno parte degli arbovirus, un gruppo di virus che si trasmettono all’uomo proprio attraverso la puntura di zanzara. In Italia si sono già registrati focolai in passato, soprattutto nell’estate 2022 e, con l’aumentare delle temperature, rischiano di diffondersi ancora di più. Ma accanto a questi si stanno facendo avanti prepotentemente anche il virus di Marburg, diffuso soprattutto tra Tanzania e Guinea Equatoriale, per cui l’OMS ha già segnalato il rischio di nuova pandemia, e l’influenza Aviaria, con casi in Brasile, Cile, Equador e Cina. “Non dobbiamo abbassare la guardia”.

“E’ necessario rinforzare i piani pandemici”, commenta Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi. “E’ vero l’attenzione sul virus di Marburg è molto alta – dice Pregliasco che e’ anche professore associato di Igiene Generale e Applicata all’Università degli Studi di Milano – causa una febbre emorragica ad altissima mortalità, come Ebola. Il virus sta mutando velocemente. I ceppi hanno abbassato la letalità ma hanno acquisito una maggiore capacità diffusiva. Questo ci deve mettere in guardia da una possibile nuova epidemia. L’attenzione è alta anche sull’Aviaria. I dati sulla malattia diffusa tra gli animali in Brasile ha messo in allerta il governo del paese. Prima c’erano focolai più circoscritti, ora si registrano episodi più ampi. C’è il timore che possa diffondersi una nuova variante sull’uomo”.

di silvia De Luca
© Riproduzione Riservata
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