A più di un anno di distanza dall’emanazione della legge 10 febbraio 2020, n. 10, in materia di “Disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di
ricerca scientifica“, il Centro Interdipartimentale di Ricerca per la Valorizzazione del Corpo donato
alla Scienza (CIR-COSCIENZA) dell’Università degli Studi di Palermo, ha organizzato l’11 aprile una tavola rotonda virtuale per considerare una importante riflessione sui temi dell’autodeterminazione dell’individuo in ordine alla propria sfera corporea.
Oggi ad approfondire l’argomento è la Prof.ssa Maria Carmela Venuti, ordinario di diritto privato presso l’Università di Palermo e moderatrice dell’incontro: “Il Centro ha seguito, già prima che uscisse la legge, casi del genere e ha effettuato più di un incontro di studi sul tema. Quando la legge è stata emanata si è potuti intervenire sul campo“.
Il Centro Interdipartimentale affronta le questioni da diversi punti di vista e discipline: non soltanto in ambito medico, ma di diritto, che comprende civilisti, filosofia del diritto, comparatisti, studi legati alle stesse applicazioni della legge, e poi la filosofia morale e bioetica, che rivestono un ruolo fondamentale.
“La legge ha certamente dato una slancio innovativo – continua la Venuti – facendo scadere e quindi eliminando la norma secondo cui si dà la possibilità di usare i ‘corpi abbandonati‘: corpi che nessuno reclama e precedentemente considerati per la ricerca. Questa norma era stata considerata già dal Comitato Nazionale di Bioetica dallo scarso contenuto solidaristico con una visione proprietaria del corpo, andando contro anche alla stessa Costituzione che fa riferimento alla dignità e alle scelte libere dell’individuo“.
Da questo punto di vista la legge segna un passaggio di civiltà e di aderenza ai principi costituzionali: l’autodeterminazione dalla persona e la solidarietà, dando comunque ampio spazio alle ricerche scientifiche.
“Un elemento che lascia poco soddisfatti è la circostanza che il legislatore, aldilà di alcuni aspetti che la legge non ha considerato, ha previsto un regolamento di attuazione che ancora non è stato emanato ed è volto, tra le altre cose, ad individuare i centri che siano indicati a livello nazionale come destinatari dei corpi utilizzabili a scopo scientifico. C’è una sorta di limbo in questa fase che lascia molto perplessi perché, come spesso accade, si parte da una norma che poi non trova i ‘servizi’. La situazione presenta molte ombre, oltre che luci“.
È quindi molo importante dialogare e confrontarsi sulle prospettive e i linguaggi nei diversi ambiti scientifici.
“Gli argomenti sono diversi e molto vasti – prosegue la Prof.ssa – dai principi di autodeterminazione, al consenso informato, alla libertà di ricerca scientifica, in un rinnovato rapporto tra il singolo e l’ordinamento, quindi tra la tutela della salute e la realizzazione della propria identità personale e delle proprie scelte profonde, di una persona che si proietta anche dopo la morte, in una società civile e regolamentata a dovere. È compito dello Stato e delle strutture organizzative quindi, educare al concetto di ‘dono‘, per una società civile”.
La necessità è quella di rafforzare questi aspetti per diversi benefici propri e per la collettività. L’importanza di una rete e del dialogo di condivisione delle scelte è fondamentale per una sociatà civilizzata.
“L’autodeterminazione della persona si vá realizzando con l’affermazione della volontà dell’individuo attraverso la collaborazione del medico, essendo liberi di seguire le proprie scelte riguardo alla propria salute, al proprio corpo, a questo momento tragico che è il trapasso“, conclude la professoressa Venuti.