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Cancro infantile: cause, conseguenze e rimedi. Il parere degli esperti del “Garibaldi” di Catania

Le malattie oncologiche rappresentano, tra le malattie non trasmissibili, la principale causa di morte nei pazienti pediatrici, ma i successi terapeutici sono molto frequenti. Le stime ci dicono che circa l’85% dei pazienti pediatrici che sviluppano un tumore sopravvivono liberi da malattia ad oltre 5 anni dalla diagnosi, dimostrando come molte di queste patologia sono sensibili ai trattamenti soprattutto se individuate nei pazienti precocemente.

In Italia, circa 50mila cittadini sono sopravvissuti e guariti da una patologia tumorale e questo numero aumenta di circa 1.200 unità ogni anno, manifestando come il tasso di remissione sia molto elevato.

QUALI SONO I TUMORI PEDIATRICI PIU’ DIFFUSI?

“I tumori dell’età infantile e pediatrica più frequenti sono le patologie del sistema emolinfopoietico, come leucemie acute e linfomi – sia linfomi non Hodgkin che linfomi di Hodgkin”. Ce lo spiega il dottor Roberto Bordonaro, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’ARNAS “Garibaldi” di Catania.

Molto frequenti sono anche i tumori solidi che colpiscono il sistema nervoso, come i neuroblastomi, che hanno origine dai neuroblasti – cellule presenti nel sistema nervoso simpatico -, e nefroblastomi o tumore di Wilms, che colpisce i reni.

ESISTONO TECNICHE DI PREVENZIONE? QUALI SONO I PRIMI SINTOMI?

Delle vere e proprie strategie di prevenzione dei tumori infantili non sono ancora disponibili in quanto, fatta eccezione per rari casi di tumori eredo-familiari, vale a dire tumori la cui insorgenza è dovuta ad alterazioni genetiche trasmesse dai genitori, nella quasi totalità dei casi la diagnosi viene fatta nel momento in cui compaiono i primi segni o sintomi correlati alla presenza della malattia.

“Nel caso di tumori solidi – afferma il dottor Sebastiano Cacciaguerra, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Pediatrica presso l’ARNAS “Garibaldi” di Catania – si presentano sotto forma di masse, soprattutto nell’addome, nel torace e nel collo e non esistono programmi di screening. La loro individuazione avviene solamente nel momento il cui il genitore o il pediatra si accorge, spesso casualmente, della presenza di una massa sospetta e a quel punto la malattia è già ad un stadio avanzato. Esistono anche dei casi in cui è possibile individuare il tumore in epoca prenatale, ma costituiscono dei casi estremamente rari”.

E’ POSSIBILE STABILIRE LE CAUSE DEI TUMORI PEDIATRICI?

Mentre i fattori di rischio che possono generare forme tumorali nella popolazione adulta sono ben noti, come ad esempio l’attitudine al fumo, l’eccesso di consumo di alcool e l’obesità, lo stesso non può dirsi per i bambini.

Escludendo quei rarissimi casi in cui può essere considerata una trasmissione di geni alterati dai genitori alla progenie, il resto non sono patologia per le quali è semplice identificare dei fattori di rischio. Ciononostante, – aggiunge il dottor Bordonaro – nel caso di patologie emolinfoproliferative, si ipotizza che l’esposizione a determinati composti chimici, come gli idrocarburi policiclici o le radiazioni, possa essere considerata un importante fatto di rischio”.

Ma l’esposizione a tali sostanze non è sempre facile da evitare. “Basti pensare al benzene, un inquinante presente nei carburanti a cui è quasi impossibile non essere soggetti”. Ciononostante, ad oggi, non si è certi che la mancata esposizione all’inquinamento ridurrebbe effettivamente l’incidenza dei tumori infantili.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE SOCIALI, FISICHE E PSICOLOGICHE DI UN TUMORE PEDIATRICO NEL LUNGO PERIODO?

“I pazienti che guariscono da una patologia tumorale dell’infanzia potrebbero richiedere dei programmi di formazione e crescita sia dal punto di vista emotivo che da punto di vista scolastico fatti ad hoc per le loro esigenze. Questo vale soprattutto per i bambini che guariscono da tumori al sistema nervoso centrale, il cui trattamento può comportare delle modifiche nello sviluppo del sistema neuro-cognitivo” dichiara il dottor Bordonaro.

In tali casi è possibile richiede che vengano adottate delle procedure di scolarizzazione, con sostegni specifici e personalizzati per il bambino che gli garantiscano la corretta fruibilità del processo di crescita e formazione scolastica rispetto ai suoi coetanei che non hanno vissuto una simile malattia.

Ma la lotta contro il cancro non si conclude una volta diventati adulti. “In Italia esistono ancora delle vere e proprie forme di discriminazione per l’accensione di mutui o l’accesso a strumenti di tipo previdenziale e di tipo assicurativo. Questo è un problema che interessa tanto i ragazzi che sono guariti da cancro infantile quanto gli adulti che sono guariti da cancro sviluppato in età adulta”. 

Ad oggi è in corso una battaglia da parte delle associazioni di advocacy dei paziente e delle società scientifiche, che richiede che vengano legiferate delle normative che permettano ai pazienti guariti dal cancro di accedere a strumenti finanziari e previdenziali senza essere discriminati a causa della loro pregressa malattia. “Gli istituti finanziari e assicurativi tendono a non concedere prestiti, mutui o strumenti assicurativi adeguati o a chiedere premi assicurativi eccezionalmente alti. Bisogna sdoganare pienamente il concetto che esiste una grossa quota di cittadini italiani che è guarita dal cancro, perché sono liberi dalla malattia ad una distanza di tempo tale dalla diagnosi di quella malattia stessa da avere un’aspettativa di vita assolutamente sovrapponibile a quella di cittadini che non hanno mai avuto un cancroconclude.

QULI PROGRESSI STA FACENDO LA RICERCA?

“Lo studio del genoma tumorale è il processo che guida la ricerca e che sta generando, e certamente lo continuerà a fare anche in futuro, tante sorprese positive”. Dichiara il dottor Bordonaro. 

Solo grazie a tali studi è possibile identificare le alterazioni molecolari che guidano lo sviluppo della malattia e la produzione di nuovi farmaci che siano in grado di riconoscere simili alterazioni bloccandone i meccanismi con cui stimolano la crescita tumorale.

“Con grande fatica e complessità – aggiunge anche il dottor Cacciaguerra – si stanno compiendo degli importanti passi in avanti anche per lo studio dei tumori del sistema nervoso come i neuroblastomi, per i quali il tasso di guarigione è tendenzialmente più basso rispetto ad altre forme tumorali”.

Molte sono anche le innovazione dal punto di vista chirurgico. A partire dell’assistenza anestesiologica e rianimatoria fino ai device sempre più avanzati e indispensabili per la dissezione delle masse tumorali, che permettono di minimizzare le perdite di sangue nel corso degli interventi garantendo una chirurgia sempre più sicura.

di silvia De Luca
© Riproduzione Riservata
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