Il caffè si ricava dai semi delle piante appartenenti al genere botanico Coffea; le specie più utilizzate per la produzione di caffè sono la Coffea arabica, che dà il nome alle miscele più pregiate, la bevanda che ne deriva deve le sue proprietà principalmente al suo principio attivo l’1,3,7-trimetilxantina, detto caffeina.
La caffeina è un alcaloide che esercita una discreta funzione nervina (interagisce sul sistema nervoso), quindi psicotropa (che ha un effetto sulle funzioni psichiche, nello specifico tende a migliorare il livello di attenzione). La caffeina ha anche un effetto cardio-circolatorio, agendo prevalentemente come vasodilatatore e accelerando il ritmo del cuore. Inoltre, sembra che la metilxantina possa influire sul metabolismo lipidico, incrementando il rilascio di acidi grassi da parte delle cellule adipose. Ha anche una spiccata funzione diuretica.
È indubbio che il caffè sia tra le bevande più amate e bevute dagli italiani, si è calcolato che la spesa annua di caffè sfiora i 260 euro pro-capite. Il grande consumo di caffè in Italia non va attribuito solo alle sue azioni nervine, il 58% di chi beve caffè lo fa per trovare la ‘carica’ necessaria ad affrontare la giornata. C’è poi chi lo fa per il gusto (51%) e chi per abitudine (30%). Inoltre, la tazzina evoca nell’immaginario dei consumatori momenti di relax (53%), un piacere (47%), ma al contempo una tradizione (37%) [Fonte: Coffee Monitor Nomisma, 2018].
Ma il consumo di caffè non si ferma solo in Italia, si tratta infatti della bevanda di diffusa al mondo.
Di recente diversi studi hanno preso in esame un ampio campione di individui, consumatori abituali di caffè, al fine di valutare i sui possibili effetti sulla salute.
Uno studio pubblicato su International Journal of Epidemiology, ha analizzato la situazione clinica di oltre 300.000 consumatori abituali di caffè, con lo scopo di individuare una correlazione tra il consumo della suddetta bevanda e l’insorgenza di tumori. Gli esiti hanno portato alla luce il fatto che l’abitudine di bere caffè non è collegata né a particolari rischi, né a benefici degni di nota. Questa conclusione è in linea con quanto ufficializzato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2016.
Non bisogna però esagerare in quanto un eccessivo consumo di caffè, cioè l’abitudine ad assumere dai 3 ai 6 caffè al giorno si ritiene associata ad un aumento del rischio di cardiovascolare. Un eccessivo e frequente eccesso di caffeina porta ad un aumento della pressione arteriosa; sono queste le conclusioni di uno studio che ha valutato il consumo a lungo termine di caffè, analizzando sia la genetica del metabolismo della caffeina che rischio di malattie cardiovascolari su 340.000 persone e che è stato pubblicato lo scorso Marzo sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition.
Possiamo, quindi, concederci tranquillamente il piacere di uno/due caffè al giorno, meglio dopo i pasti e senza esagerare! Ricordiamo che i valori di caffeina espressi in tazza possono essere decisamente molto differenti e lontani tra loro, possono variare da 50 fino a 400 mg di caffeina per tazza! Le variabili sono moltissime a cominciare dal tipo di grani utilizzati, che siano robusta o arabica, dalla quantità di caffè utilizzato.
Ma anche dalla temperatura dell’acqua e dal tempo di infusione ed ovviamente dal volume della tazza! Tutte queste variabili sono in più accresciute dal grado di macinatura che viene realizzato. Tanto più il caffè sarà macinato fine quanto più avremo la possibilità di sciogliere più rapidamente la caffeina nell’acqua. E quindi andremo ad aumentarne la quantità in tazza. Diciamo che con una buona arabica di qualità in un espresso di volume compreso tra i 20 ed i 30 ml potremo avere dai 50 ai 100 mg di caffeina.