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Assistenza sanitaria ai migranti in Sicilia: sfide e criticità di un approccio troppo emergenziale

Da ormai molti anni la Sicilia è diventata uno degli epicentri dei flussi migratori che attraversano il Mediterraneo. Dal novembre 2013 a oggi, oltre 400.000 migranti sono approdati sulle coste siciliane, un dato impressionante riportato dal Piano di Contingenza Sanitario Regionale Migranti. Questi arrivi pongono sfide complesse non solo sotto il profilo logistico e umanitario, ma soprattutto per quanto riguarda la tutela della salute dei migranti stessi e l’impatto sul sistema sanitario regionale siciliano.

Condizioni sanitarie all’arrivo: tra emergenze e vulnerabilità croniche

migranti

I migranti che sbarcano in Sicilia presentano frequentemente condizioni di salute gravemente compromesse, frutto delle terribili esperienze affrontate durante il viaggio. Un’accurata analisi dei dati sanitari raccolti a Lampedusa nel 2009 evidenziava come, nei primi sei mesi dell’anno, solo il 70% dei migranti fosse in buone condizioni di salute. Il restante 30% soffriva di patologie croniche (2%) o di malattie direttamente legate alle condizioni del viaggio (18%), come ustioni chimiche da carburante, ipotermia, disidratazione e infezioni cutanee. Dati che risultano confermati anche dalle statistiche più recenti del 2023 diffuse dal Viminale. La situazione, infatti, non è affatto migliorata negli ultimi anni, a causa di una documentata scarsità di risorse igienico-sanitarie a bordo dei natanti e della presenza di soggetti vulnerabili, tra cui minori non accompagnati, donne incinte e persone con disabilità. Sempre secondo le fonti del Viminale, si è registrato un significativo aumento dei minori non accompagnati sbarcati: 17.137 nel 2023, rispetto ai 14.044 del 2022 e ai 10.053 del 2021. Questi bambini e adolescenti necessitano di un supporto sanitario mirato, con particolare attenzione alla salute mentale e alla prevenzione delle malattie infettive. La scarsità di strutture adeguate per l’accoglienza dei minori non fa che accentuare le difficoltà nell’assicurare un’assistenza sanitaria continuativa. Inoltre, l’emergere di disturbi psichiatrici, come depressione, ansia e sindromi da stress post-traumatico, è diventato sempre più evidente, benché spesso sottovalutato durante le prime fasi di soccorso.

La risposta sanitaria regionale: un modello sotto pressione

Per fronteggiare tali criticità, la Regione Sicilia ha adottato dal 2017 il “Piano di Contingenza Sanitario Regionale Migranti“, che punta a garantire assistenza sanitaria immediata e coordinata. Il piano prevede una regia unitaria degli interventi, l’impiego di risorse umane specializzate e l’attivazione di mezzi idonei per la gestione degli sbarchi. Tuttavia, come sottolineato dalla stessa Croce Rossa Italiana nel suo rapporto del 2023, il sistema resta fortemente sotto pressione per l’imprevedibilità degli arrivi e la carenza strutturale di risorse sanitarie nel territorio isolano. Molto spesso infatti il supporto delle ONG, come quello di Emergency, che ha assistito circa 378 migranti sbarcati a Pozzallo nel luglio 2022, diviene fondamentale per colmare le lacune nell’assistenza primaria, trattando patologie acute e offrendo primi interventi di stabilizzazione clinica.

Barriere sanitarie strutturali: un approccio troppo emergenziale?

Una delle principali barriere è rappresentata dall’accessibilità ai servizi sanitari ordinari dopo la fase di emergenza. Se da un lato il sistema è relativamente efficace nel fornire assistenza immediata, dall’altro emergono gravi difficoltà nell’assicurare continuità terapeutica, assegnazione del medico di base, vaccinazioni e cure specialistiche. L’assenza di mediazione culturale nei presidi sanitari, l’inesistenza di percorsi personalizzati per soggetti vulnerabili e la mancanza di piani di prevenzione strutturati per migranti irregolari costituiscono ostacoli significativi. Le patologie croniche spesso rimangono non diagnosticate o non trattate, e i migranti rischiano di diventare “invisibili” per il sistema sanitario una volta terminata la fase d’accoglienza.

L’approccio attuale al tema risente ancora, purtroppo, di una visione emergenziale, che tende a trattare l’assistenza sanitaria ai migranti come una gestione straordinaria e temporanea. Questo atteggiamento rischia di minare anche la salute pubblica complessiva. Infatti, la mancata inclusione dei migranti nei programmi di prevenzione (vaccinazioni, screening, educazione sanitaria) rappresenta un potenziale rischio sanitario per l’intera popolazione residente. La Dichiarazione di Erice 2022 sul tema della salute dei migranti sottolinea proprio l’urgenza di superare l’approccio emergenziale e adottare una strategia di lungo termine, fondata su equità e universalismo dei servizi sanitari. Questo approccio, che integra i migranti nei programmi di prevenzione, rappresenta una necessità per migliorare non solo la salute dei migranti ma anche quella della popolazione residente, prevenendo focolai di malattie che potrebbero diffondersi nel paese.

di Riccardo Vaccaro
© Riproduzione Riservata
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