I costi delle prestazioni sociosanitarie a rilevanza sociale che risultano fondamentali per i malati di Alzheimer, oppure per quelli interessati da demenza senile, non devono ricadere sui parenti dei malati ma sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Questa la sentenza del tribunale di Firenze del 29 dicembre 2020 che da speranza e coraggio a tante famiglie.
Tutto è avvenuto in conseguenza al ricorso della nipote di una paziente con Alzheimer che aveva ricevuto un decreto ingiuntivo dalla struttura di un importo pari a 18.803,70 euro. La parente era ricoverata presso l’RSA San Silvestro, facente riferimento all’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona di Firenze Montedomini.
È importante considerare che normalmente alle spese economiche esorbitanti, si aggiungono il peso psicologico e le difficoltà organizzative per conciliare l’assistenza al malato con la propria vita lavorativa. Con questa sentenza le famiglie dei malati non dovranno più pagare le rette di ricovero.
Le strutture convenzionate a carico dei parenti dei malati di Alzheimer riconoscono il diritto ad un’assistenza qualificata gratuita, facendo riferimento al D.P.C.M. 14 febbraio 2001, secondo cui le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale sono gratuite per il paziente e i suoi familiari, perché erogate ed dal Fondo Sanitario Nazionale o Regionale.
Ma come funziona? La retta delle RSA è composta da una quota sanitaria e da una alberghiera. Infatti la quota sanitaria viene posta a carico del SSN, mentre la quota alberghiera è, in base al reddito, a carico della famiglia.
Questo, però, non è valido per coloro, come i malati di Alzheimer, per cui prestazioni sanitarie e assistenziali sono necessarie e connesse, infatti, devono ritenersi a carico del SSN, come stabilito dalla legge 730 del 1983 all’art. 30.