Il report GIMBE è impietoso nei confronti della Sicilia: i debiti verso le altre regioni ammontano a € 298.326.171 mentre i crediti a € 60.918.019 con un saldo negativo di € 237.408.152.
Il report GIMBE è impietoso nei confronti della Sicilia: i debiti verso le altre regioni ammontano a € 298.326.171 mentre i crediti a € 60.918.019 con un saldo negativo di € 237.408.152.
L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) con i suoi report ci permette di confrontare i vari sistemi sanitari in termini di spesa e di consumo in ambito sanitario.
Il definanziamento del nostro SSN ammonta a circa € 37 miliardi che mancano all’appello nel 2019 rispetto ad un necessario incremento che doveva seguire all’inflazione, al progresso tecnologico e all’invecchiamento della popolazione con un ineluttabile aumento delle patologie croniche.
Tiene banco in questi giorni la questione del “buco da 153 milioni” di euro e la ‘soluzione’ dei tagli in arrivo per cinque ospedali siciliani. Questa è davvero la soluzione al problema?
La parte dei pazienti che non aderisce in modo corretto alla terapia non potrà giovarsi degli effetti benefici della terapia rappresentando solo un costo inevitabile per il sistema sanitario.
Ci sono almeno 36 studi prospettici di qualità, e quindi affidabili nelle conclusioni, che chiariscono le relazioni tra stress lavorativo e conseguenze fisiche, psicologiche e occupazionali.
Ben dodici sistemi sanitari su ventuno non garantiscono sufficientemente i Livelli Essenziali di Assistenza e la Sicilia si piazza all’ultimo posto per quanto riguarda la prevenzione.
È il risultato conseguito nel corso del 2018 grazie alle azioni collettive portate avanti a tutela dei medici specializzati tra il 1978 ed il 2006 che non hanno ricevuto dallo Stato italiano il corretto trattamento economico.
Secondo alcuni studi i defibrillatori impiantabili (ICD) non sono indicati in prevenzione primaria se non dopo 40-90 giorni di terapia medica ottimizzata e qualora persista la severa riduzione della frazione di eiezione.
L’allarme lanciato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute.