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Acidi grassi omega-3: cosa sapere per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e dei tumori

acidi grassi omega 3

Il New England Journal of Medicine, tra le più prestigiose riviste internazionali, ha recentemente pubblicato due studi clinici che riguardano l’uso degli acidi grassi omega-3.

Lo scopo del primo studio è stato quello di indagare se un grammo al giorno di acidi grassi omega-3 (sotto forma di olio di pesce incapsulato), integrato con vitamina D, poteva prevenire malattie cardiovascolari e tumori.

Sono stati studiati ben 25871 pazienti per un periodo di sei anni. Venivano reclutati uomini con almeno 50 anni di età e donne con almeno 55 anni che non avevano mai sofferto in passato di malattie cardiovascolari e tumori.

Lo studio non ha dimostrato effetti statisticamente e clinicamente significativi nella prevenzione primaria di tumori e di un insieme di eventi cardiovascolari (infarto cardiovascolare più ictus cerebrale o morte per malattie cardiovascolari).

Tuttavia, l’analisi di un cosiddetto end-point secondario come l’infarto miocardico mostrava una riduzione di circa il 30% degli eventi in chi assumeva la terapia.

C’è da dire che questa analisi era stata correttamente preventivata e dichiarata nel protocollo di studio e quindi possiamo considerarla come effetto positivo nonostante il riassunto del lavoro non lo evidenzi nelle sue conclusioni.

Spesso gli autori evidenziano ciò che ritengono importante ma è opinione personale che un dato di questo tipo non può essere sottovalutato. Infatti, in prevenzione primaria (nei soggetti cioè che non hanno mai presentato gli eventi patologici oggetto di studio) ci voglio molti anni prima che si manifestino effetti positivi della terapia a meno che non si reclutino soggetti a rischio molto alto (per esempio una forte familiarità, in questo caso, per malattie cardiovascolari o tumori).

Al contrario il secondo studio ha seguito per circa 6 anni 8179 pazienti già affetti da malattie cardiovascolari o diabete che presentavano i trigliceridi del sangue aumentati.

Il gruppo intervento veniva sottoposto a trattamento con tre grammi di acidi grassi omega-3 (forma polienolica) al giorno con una riduzione del 25% dell’end-point principale (misurato con la somma di morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, interventi di rivascolarizzazione coronarica e angina instabile) e del 26% di quello previsto come secondario ma non meno importante (morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale).

Tuttavia, durante lo studio i pazienti che assumevano omega-3 hanno avuto un aumentata incidenza di fibrillazione atriale (10 pazienti in più ogni 1000 trattati rispetto a chi non assumeva omega-3) e una ancora più piccola differenza per l’incidenza di sanguinamento (6 pazienti in più ogni 1000 trattati rispetto a chi non assumeva omega-3).

Una analisi più approfondita dei dati dello studio evidenzia che i pazienti che assumevano statine (i farmaci per controllare il colesterolo) si beneficiavano di più degli effetti terapeutici degli omega-3. Un effetto benefico degli acidi grassi omega-3 sembra quindi scontato anche se ventilate azioni antitumorali non trovano conferma e in prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari forse è bene aumentare il consumo di pesce e dei cibi che li contengono.

Al contrario un dato estremamente importante è sottolineato dal secondo studio di cui abbiamo parlato: nonostante il colesterolo LDL sia il più importante fattore di rischio cardiovascolare, da trattare con un corretto stile di vita e con i giusti farmaci come le statine, elevati valori di trigliceridi nel sangue non possono essere trascurati: con la giusta terapia si possono risparmiare numerosi eventi cardiovascolari e morti!

di Salvatore Corrao
© Riproduzione Riservata
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