Da fine settembre in Italia sarà possibile effettuare la somministrazione della terza dose per i pazienti fragili. “Sulla base delle prove attuali, non è urgente la somministrazione di dosi di richiamo di vaccini a individui completamente vaccinati nella popolazione generale, ma dovrebbero già essere prese in considerazione dosi aggiuntive per le persone con un sistema immunitario gravemente indebolito come parte della loro vaccinazione primaria“, è quanto dichiarato dall’Ema sulla base del rapporto tecnico del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Questi pazienti, infatti, sono stati colpiti maggiormente dal virus, in particolare chi soffre di malattie autoimmuni, di cui si è registrato un maggiore tasso di decessi. A tal proposito parte negli Stati Uniti, per iniziativa di Anthony Fauci, il direttore del National Institute of Health (Nih), uno studio su questa categoria di persone, per capire l’utilità della terza dose.
Il ‘COVID-19 Booster Vaccine in Autoimmune Disease Non-Responders’ avrà infatti come scopo quello di verificare la risposta anticorpale a una dose extra di vaccino in relazione alla terapia immunosoppressiva di 600 pazienti (sopra i 18 anni) affetti da sclerosi multipla, pemfigo, artrite reumatoide, sclerosi sistemica e lupus eritematoso che assumono micofenolato mofetile (MMF) o acido micofenolico (MPA), metotrexato (MTX).
I pazienti a cui verrà somministrata la dose extra del vaccino ricevuto in precedenza verranno divisi in due gruppi: uno continuerà la terapia immunosoppressiva e l’altro no, così da verificare chi, dopo quattro settimane, avrà una risposta anticorpale migliore e chi, invece, no.
L’intero studio durerà 13 mesi, ma già da novembre 2021 si potranno avere i primi risultati, con grande fiducia da parte degli esperti.