La leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule sono patologie che nei pazienti refrattari alle terapie oggi disponibili danno un’aspettativa di vita molto bassa o nulla.
La ricerca in quest’area ha portato ad un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti con prognosi infausta, si aprono scenari di cambiamento radicale attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione.
Questa nuova cura, è in grado di restituire al sistema immunitario, la sua naturale capacità di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Si tratta di una metodologia biotecnologica, in grado di ridare la speranza ad una parte di quei pazienti che non hanno risposto alle terapie convenzionali.
Un passo in avanti, oggi per il trattamento delle leucemie più aggressive, ma il cui utilizzo si sta studiando anche in altre persone colpite da tumori liquidi e solidi.
Questo il tema dell’incontro che si svolgerà il prossimo 3 luglio a Palermo, al Policlinico Universitario paolo Giaccone. Quella in agenda è la sesta tappa di Road-Map, dopo Veneto, Toscana, Lazio, Campania e Lombardia: un percorso voluto da Motore Sanità, con il contributo di Novartis, che toccherà tutta Italia, con l’obiettivo di instaurare un dialogo costruttivo sulle ‘Prospettive attuali e future dell’uso delle Car-t in Italia, su cui è già avviato un ragionamento da parte dell’SSN (Servizio Sanitario Nazionale).
La gestione organizzativa di questa innovazione va di pari passo con la complessità di produzione e di somministrazione del processo di cura. Se da un lato, infatti, questi strumenti terapeutici saranno personalizzati sul singolo paziente, i processi organizzativi che riguardano l’intero percorso di cura richiedono una standardizzazione ed una formazione del personale specifica e da costruire in dettaglio.
Road-Map Car-t si sostanzia, pertanto, in un tavolo itinerante di discussione importante per individuare la rete delle strutture che potranno applicare tale rivoluzionaria terapia, secondo i criteri stabili dall’AIFA, integrati dall’addestramento di team dedicati ed una organizzazione conseguente.
Per creare un sistema assistenziale snello, di rapido accesso e, soprattutto, sicuro per il paziente, lo scambio di informazioni e di idee tra regioni, tra centri ospedalieri in partnership con le aziende produttrici della tecnologia sanitaria, diventa un passaggio obbligato, al fine di creare una rete interregionale dedicata alla cura di questi pazienti.
La partnership pubblico-privato, in questo scenario diventa quindi ineludibile, per rendere il sistema efficace e sostenibile e per garantire al tempo stesso un rapido accesso ai pazienti secondo criteri e protocolli condivisi, al fine di fornire al più presto anche in Italia queste terapie salvavita innovative.