“Con la firma del contratto di lavoro a favore dei 93 lavoratori dell’ASP di Caltanissetta si è completato un processo di stabilizzazione che ha posto la parola fine a più di vent’anni di precariato, di vent’anni di ripetute e angoscianti proroghe, di instabilità e di incertezze lavorative – a dirlo Rosanna Moncada, segretario generale prov. FP CGIL e Ignazio Giudice, segretario generale prov. CGIL, che aggiungono – Siamo naturalmente soddisfatti del risultato ottenuto, ma la vicenda dei lavoratori dell’Asp di Caltanissetta non dovrà però costituire un caso isolato per la nostra provincia”.
“Tanti anzi troppi sono ancora i lavoratori a tempo determinato distribuiti nei diversi comparti che ancora aspettano che le procedure di stabilizzazione si concludano o addirittura inizino. Decine e decine nei piccoli comuni, 41 nel Comune di Caltanissetta, 43 alla Camera di Commercio di Caltanissetta-Gela, 130 lavoratori ASU distribuiti nei vari uffici regionali. Numeri questi che conosciamo ormai a memoria ed è una memoria la nostra che possiamo definire storica come storico è stato definito il precariato che il tanto discusso e interpretato Dlg 75 /2017 (Legge Madia) ha cercato di sanare“.
“Non possiamo non considerare – proseguono – l’importanza che ha per un individuo sia esso un lavoratore o una persona in cerca di lavoro di aspirare a ottenere quella stabilità lavorativa quella sicurezza che non significa solamente che a fine mese la retribuzione sarà dovuta e regolare ma che in una prospettiva a lungo termine rappresenti per ognuno la possibilità di investire nel territorio in termini di acquisto di una casa, della formazione di una famiglia, del contributo a sostenere i servizi a favore della collettività e nell’apporto che in genere si dà alla crescita dell’intero indotto economico che sostiene la sopravvivenza del territorio“.
“Per il sindacato che rappresentiamo è importante evidenziare un altro obiettivo che deve far parte della “qualità della contrattazione” cioè la qualità dei servizi sanitari che arriva al cittadino fruitore, cioè al cittadino/utente, anche per tale ragione siamo convinti che la stabilizzazione dei lavoratori precari inciderà sulla qualità dei servizi, per colmare vuoti organizzativi il sindacato avverte la responsabilità sociale di comprendere fino in fondo cosa si può fare in brevissimo tempo per diminuire la “mobilità sanitaria”, per dimezzare i tempi programmati nelle lunghe ed infinite liste di attesa“.
“Siamo consapevoli – concludono Moncada e Giudice – che tutto dipende dalla politica, la stessa deputata a legiferare, ad aumentare i controlli sulla sanità pubblica e privata, a capire come potenziare un reparto o piuttosto un presidio ospedaliero, ma noi come forza sociale che si cura della qualità della vita dobbiamo elaborare una autorevole strategia rivendicativa che coerentemente con ciò che da mesi sosteniamo accompagna alla denuncia la proposta operativa”.
di Redazione
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