La sindrome dell’intestino irritabile (IBS acronimo inglese che sta per Irritable Bowel Syndrome) affligge in media il 20% della popolazione adulta e rientra nei disturbi funzionali del tratto gastrointestinale, definiti negli ultimi criteri Roma IV come: ”Un gruppo di disturbi identificati da sintomi gastrointestinali correlati a: disturbi della motilità, ipersensibilità viscerale, alterazione della funzione mucosa e immunitaria, alterazione del microbiota intestinale e alterazione dell’elaborazione del sistema nervoso centrale”. I sintomi ricorrenti nell’IBS sono pancia gonfia, crampi, distensione addominale, meteorismo/flatulenza, diarrea alternata a stitichezza. La diagnosi non è semplice e spetta al medico escludere la presenza di patologie organiche che possano essere responsabili degli stessi sintomi.
La causa dell’IBS non è ancora stata chiarita del tutto, c’è probabilmente un legame tra una alterata interazione intestino-cervello e una disbiosi intestinale.
Roma IV sottolinea che la migliore gestione dei disturbi funzionali del tratto gastrointestinale richiede un approccio multidisciplinare che preveda un intervento biopsicosociale, considerando:
- Fattori psicosociali: stress, personalità, stato psicologico, supporto sociale.
- Fisiologia: motilità, sensazione, funzione immunitaria, microflora, cibo, dieta.
È fondamentale ricordare che le restrizioni dietetiche devono essere limitate solo agli alimenti per i quali esista una chiara associazione con la comparsa di sintomi, eventuali diete di eliminazione devono sempre essere attuate con il supporto di nutrizionisti esperti, al fine di evitare l’insorgenza di carenze nutrizionali.