Si sa, la storia della sanità siciliana non ha mai brillato per efficienza. Tra povertà sanitaria, lunghe liste di attesa da abbattere e proteste, non ultime quelle dei laboratori di analisi, a cavallo del nuovo anno per l’introduzione del nuovo tariffario, sotto al tappeto si nasconde altra polvere. La carenze di medici è ben nota e il reclutamento dall’estero, al momento, è l’unica tra le ipotesi vagliate ritenuta percorribile e così potata avanti. Una strategia così “estrema” evidenzia l’incapacità di formare e (soprattutto) poi valorizzare una professione che nel corso degli anni, pezzo dopo pezzo, ha perso la sua capacità attrattiva. Tutta l’Isola inizia a vederne le conseguenza ma i primi segnali di allarme, non colti e sottovalutati, era giunti già molto tempo prima dai territori più piccoli. L’emergenza nelle aree interne e nei paesi delle Madonie dove i medici di base sono in via di estinzione si presenta nella sua ingombrante staticità.
Conosce molto bene la situazione Pino Mogavero, medico ormai in pensione ma che ha provato sulla propria pelle le conseguenze di una sempre minore presenza di colleghi nelle aree interne. “Isnello e Collesano contano 1.860 assistiti. Quando sono andato in pensione, dopo 43 anni di attività, in 1.000 sono rimasti senza medico. Il problema riguarda anche altri Comuni delle Madonie“. Ma quali sono i tasselli che hanno portato a questa condizione? “Il numero di medici – aggiunge Mogavero – è troppo basso. Alcuni fattori sono legati alla formazione e al numero chiuso all’Università che ha bloccato il diritto allo studio. Poi il massimale di 1.800 assistenti. Fisicamente non è possibile. Lavoravo anche 13 ore al giorno, compresi sabato e domenica per definire le pratiche che non riuscivo a portare a termine durante la settimana. Le retribuzioni sono misere ed è necessario sgravare i medici da tutta una sequenza di pratiche burocratiche che prima non riguardavano la medicina di base“.
“Porterò le mie proposte non come singolo ma come Unione delle Madonie. Tramite decreto – spiega Catanzaro – l’assessore potrebbe indicare queste aree come disagiate. Ciò consentirebbero degli incentivi in più ai medici. Inoltre dovrebbe essere rivista la struttura degli ambiti territoriali e ridurli in due, alte e basse Madonie. Ciò permetterebbe di avere una maggiore elasticità in aree più vaste“.
Fabiana Mascolino