La Corte costituzionale ha chiesto alla Regione Siciliana e al Governo una serie di dati per verificare il rispetto della legge (l’articolo 20 del decreto legislativo 118/2011) che prevede un’indicazione analitica dei finanziamenti destinati ad assicurare l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza in materia sanitaria, i cosiddetti Lea.
La richiesta è contestuale alla sentenza n. 197 depositata oggi (relatore Aldo Carosi) con cui la Corte – nel solco della sentenza n. 1/1966 – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di due disposizioni della legge siciliana n. 8/2018 che avevano prescritto alla propria Ragioneria di iscrivere nelle “entrate” del bilancio alcuni cespiti non sorretti da un idoneo titolo giuridico. La loro contabilizzazione in “entrata” aveva così ampliato artificiosamente le risorse disponibili, consentendo spese oltre il limite del naturale equilibrio.
La Corte ha anzitutto chiesto informazioni a Regione e Governo per verificare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. “La vigente legislazione riguardante il territorio siciliano – si legge in un comunicato della Consulta – prevede che gli oneri delle prestazioni sanitarie obbligatorie siano ripartiti tra lo Stato e la Regione. Entrambi denunciano la violazione del precetto costituzionale che tutela il livello essenziale delle prestazioni“. Di qui la decisione della Corte di “procedere a un accertamento analitico della situazione finanziaria”.
Inoltre, la Corte ha chiesto alle parti del giudizio di “precisare la destinazione dei fondi strutturali, mettendo a confronto la relativa disciplina di utilizzazione con le modifiche previste dalla legge siciliana impugnata dal Governo“.