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Sanità, contratto medici: nuovi ruoli e percorsi per la carriera

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Nuove carriere ‘aperte’ per i medici sulla base della professionalità e competenza, per un totale di 9 mila posizioni. La novità è prevista dal contratto dei medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale firmato la notte scorsa. I nuovi ruoli sono definiti ‘posizioni di altissima professionalità’: prevedono un incremento economico e vi si accede attraverso una selezione da parte dei manager e dirigenti sanitari sulla base di 3 criteri: casistica professionale, capacità di utilizzo delle tecnologie e curricula.

Si tratta, ha spiegato nella conferenza stampa per illustrare il nuovo contratto Carlo Palermo, segretario dell’Anaao-Assomed, il maggiore dei sindacati dei medici dirigenti, “di un nuovo percorso di carriera ‘aperta’, a partire da gennaio 2020, che si affiancherà all’attuale percorso di carriera gestionale cui si accede superando il concorso da primario. In altre parole – ha chiarito – per fare carriera non sarà più necessario puntare solo al livello gestionale, ma la si potrà fare anche puntando sul versante professionale. Parliamo infatti di carriere professionali, diverse dalle carriere gestionali. La selezione spetterà appunto ai direttori generali ed ai direttori di Unità operativa sulla base di criteri oggettivi e non discrezionali, ovvero sulla base della casistica del singolo professionista, del suo curriculum e delle sue abilità in ambito tecnologico, indipendentemente dall’anzianità“.

A queste nuove figure apicali sono legati aumenti retributivi: è infatti prevista una quota di stipendio fissa di 11.000-12.000 euro annui, cui si aggiungerà la quota variabile dello stipendio. Insomma, ha concluso Palermo, “viene garantita una possibilità di crescita con il riconoscimento della ‘elevata professionalità’, cioè un sistema dinamico di carriera che lega i meriti professionali a riconoscimenti economici finora propri solo degli incarichi gestionali come quelli da primario“.

Premiato il lavoro “disagiato” dei medici di Pronto soccorso e delle guardie mediche: il nuovo contratto dei 135 mila medici, veterinari e dirigenti del Servizio sanitario nazionale, firmato la scorsa notte, prevede infatti un aumento delle indennità notturne di guardia da 50 a 100 euro, fino ad arrivare a 120 euro nei Pronto soccorso.

Inoltre, chi ha più di 62 anni può chiedere di essere esonerato dai turni delle guardie mediche. Ad illustrare la novità prevista dal contratto sono stati oggi, in conferenza stampa, i sindacati che hanno firmato l’accordo la scorsa notte all’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni), pari all’80% delle sigle sindacali della categoria (Anaao assomed-Aaroi-Emac-Fassid; Fp cgil medici e dirigenti ssn – Fvm federazione veterinari e medici; Uil fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria; Cisl medici). Proprio al “lavoro disagiato – ha spiegato il segretario Anaao Carlo Palermo – è stato destinato l’investimento maggiore, pari a 50 milioni di euro“.

Il nuovo contratto dei medici del Servizio sanitario nazionale, siglato la notte scorsa, è “globalmente positivo e siamo ampiamente soddisfatti date le condizioni di partenza ed i vincoli imposti dal ministero dell’Economia“. E’ questa la posizione espressa oggi in conferenza stampa dai sindacati di categoria firmatari dell’accordo, che hanno sottolineato come il nuovo contratto rappresenti il “massimo che si poteva ottenere“.

Siamo riusciti a fare le nozze con i fichi secchi – ha affermato il segretario dell’Anaao Carlo Palermo -. L’aumento ottenuto è stato di 200 euro lorde mensili, ma è il massimo che potevamo fare nelle condizioni date. Il nostro interesse – ha aggiunto – è stata la difesa del Servizio sanitario nazionale. Spetta ora alla politica muoversi rapidamente“.

Per Alessandro Vergallo, segretario del sindacato degli anestesisti Aaroi-Emac, “si è riusciti a fare la moltiplicazione dei pani e dei pesci partendo dalle risorse economiche disponibili, arrivando – ha concluso – a risultati importanti“.

Questo é un contratto “che non tutela davvero medici e cittadini“. Lo affermano i sindacati Cimo, Fesmed e Anpo-ascoti-fials, che non hanno firmato il nuovo contratto dei medici del Servizio sanitario nazionale, dichiarando lo stato di agitazione.

Abbiamo duramente lavorato in queste ultime settimane per eliminare le tante proposte peggiorative sul contratto dei medici inserite, proposte giunte dopo 15 mesi di sostanziale melina da parte di Aran su indicazione delle regioni, che adesso hanno preteso invece di chiudere la trattativa in meno di 3 giorni a causa dello scadere del mandato del vertice Aran e la volontà di far passare un testo che continuiamo a considerare insufficiente e pericoloso“, dichiara Guido Quici, presidente di Cimo e del Patto per la Professione Medica (cimo-fesmed e anpo-ascoti-fials medici).

Ci sono ancora in questo contratto – afferma Quici in una nota – numerose penalizzazioni, la più pericolosa di tutte è il fondo unico, al quale continueremo a dire di no, perché crea una carriera unica e, in mancanza di chiari criteri selettivi, offre ai Direttori Generali delle strutture sanitarie la possibilità di favorire progressioni di carriera secondo vecchie logiche clientelari che, di fatto, penalizzano la professione medica“.

Inoltre, prosegue, “manifestiamo tutta la nostra preoccupazione per la norma che delega alla trattativa decentrata gran parte degli accordi, non solo perché è chiaramente l’anticamera alla regionalizzazione totale della sanità, ma anche perché riduce pesantemente le prerogative sindacali a difesa dei lavoratori“.

Infine, “preme sottolineare che l’aumento ottenuto è di soli 130 euro lordi anziché 200, perché la differenza è destinata a finanziare fondi di disagio, pronta disponibilità ed altro”.

Per il Patto, conclude, “da questo contratto emerge con chiarezza la penalizzazione della professione medica e confermiamo dunque l’avvio da subito dello stato di agitazione“.

La chiusura dell’accordo per il contratto dei medici, veterinari e dirigenti del Servizio sanitario nazionale è “una buona notizia; ora dobbiamo investire altre risorse per ricompattare la categoria“. Lo afferma il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli.

La chiusura di un contratto – rileva Anelli in una nota – è sempre una buona notizia. In questo caso, le differenze di vedute tra i sindacati sono il sintomo di un problema di fondo che investe il nostro Servizio Sanitario Nazionale: le risorse messe in campo sono poche, insufficienti per coprire tutte le istanze“.

A siglare la pre-intesa sono stati i sindacati Anaao Assomed, Aaroi Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm, Uil Fpl e Cisl Medici. Cimo-Fesmed e Anpo non hanno invece condiviso l’accordo e hanno dichiarato lo stato di agitazione.

Apprezziamo il senso di responsabilità dei colleghi che hanno firmato quello che ritengono ‘il miglior contratto possibile’, allo stesso modo in cui sosteniamo le giuste rivendicazioni dei rimanenti Sindacati – continua Anelli -. Invitiamo Governo e Regioni a porre la sanità tra le priorità dell’agenda politica. Le risorse investite per compensare i medici sono risorse ben spese: servono infatti a trattenere i nostri professionisti, che tutti ricercano per le loro competenze e professionalità, nel sistema pubblico, rendendolo attrattivo al pari del privato o dei paesi esteri“.

L’invito che rivolgiamo alle Regioni è quindi quello a fare un ulteriore sforzo in termini economici, in modo da rispondere alle giuste istanze di tutti i Sindacati e recuperare così anche coloro che non hanno firmato – conclude Anelli -. Tenere unita la categoria dei medici è presupposto essenziale per la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: non si può infatti fare la sanità senza i medici“.

di Redazione
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