Abbiamo letto in questi giorni del “buco da 153 milioni” di euro e dei tagli in arrivo per cinque ospedali siciliani: Azienda Civico e Villa Sofia-Cervello di Palermo, l’Azienda Papardo di Messina e i Policlinici di Palermo e Catania.
Certo è che escludendo il Papardo di Messina stiamo parlando di strutture ad elevata complessità organizzativa, certo è che si tratta di deficit già conosciuti nel decennio scorso ed in particolare nel 2015 il Ministero della Salute aveva già segnalato questi problemi di bilancio. Tuttavia, nulla si è fatto in passato e adesso la cosa che preoccupa di più è che si preannunciano tagli facendo riferimento anche al personale. E’ ovvio che una politica di austerity che taglia non può che far morire ancora di più chi è in debito di ossigeno.
E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che una politica sconsiderata di blocco delle assunzioni ha portato inesorabilmente ad una carenza di OSS, infermieri, medici ed, in particolare, di anestesisti che ha ridotto le capacità produttive di cui oggi sentiamo lamentare e bloccato molte attività chirurgiche come è peraltro avvenuto all’ospedale Civico con ulteriore impoverimento della produzione.
L’assenza di politiche di controllo e soprattutto di governo non possono che portare a questi risultati nonostante le eccellenze presenti negli ospedali in deficit. Si è assistito in questi anni ad un’azione di management distratta dal supporto alle attività produttive forse non sempre legata ad una incapacità manageriale ma semmai ad una mancanza di vision e governance strategica ai massimi livelli.
Preoccupante appare l’appello al modello della sanità Lombarda con il richiamo ad una parità tra pubblico e privato, certo è che se finanziamo realtà private con budget di gran lunga superiori ai costi di produzione certamente i loro conti non saranno mai in rosso.
Al contrario teniamo le strutture pubbliche senza investimenti in grado di produrre cambiamenti radicali rispetto al passato per aumentarne le capacità produttive e la qualità dell’assistenza. Noi professionisti e cittadini vediamo puntato il dito solo sul debito di strutture ad elevata complessità organizzativa che con DRGs obsoleti e pagati al di sotto dei costi effettivi danno servizi alla popolazione pediatrica e a quella adulta con prestazioni di alta specialità ad elevato costo e magari con dei pronto soccorso che assorbono quantità ingenti di risorse.
Ci aspettiamo dall’assessore Razza una grande capacità di saper interpretare al meglio questa situazione estremamente complessa che può essere risolta esclusivamente con una visione di sistema, una capacità di pensare a nuovi modelli organizzativi, aumentare il personale per aumentare le capacità produttive e dare giuste risposte alle cronicità che tendono ad affollare gli ospedali, non solo perché il territorio non è in grado di rispondere ai bisogni assistenziali ma perché la loro cronica criticità tende a creare grande instabilità clinica e la necessità di accedere a servizi ospedalieri che sono gli unici in grado di rispondere alla complessità clinica ed assistenziale di questi pazienti.
Senza capacità creative e pragmatiche l’azione di governo sarà fallimentare ed in linea con quanto fatto, o meglio non fatto, in passato. Il privato? Certamente deve avere un ruolo ma in una sanità siciliana dove il privato non è in grado di esprimere le eccellenze che invece sono presenti in Lombardia accanto al pubblico, che non è da meno, forse bisogna andare cauti.
Che siano di insegnamento il fallimento del San Raffaele di Cefalù, che forse qualcuno dimentica, e la quantità ingente di risorse assorbite dalle sperimentazioni gestionali di questa regione. L’analisi bisogna farla seriamente e i proclami servono a poco. Forse una corretta individuazione delle criticità e soluzioni che siano coerenti non con la logica dei tagli ma con quella della razionalizzazione dovrebbero essere le uniche percorribili.
Ma per promuovere logiche di etica economica e non di economia contabile (come qualcuno vorrebbe fare) è necessario ragionare in modo complesso e per farlo ci vuole un lavoro di squadra, ad elevata competenza, e chi sa e soprattutto chi vuole ragionare nell’interesse del sistema, dei professionisti e ultimo, ma certamente non per importanza, nell’interesse dei pazienti e dei cittadini tutti.