Sanità in Sicilia

Report Gimbe: la Sicilia spende quasi 300 milioni di euro in mobilità passiva

Il report GIMBE è impietoso nei confronti della Sicilia: i debiti verso le altre regioni ammontano a € 298.326.171 mentre i crediti a € 60.918.019 con un saldo negativo di € 237.408.152.

Quanti soldi investiti per rimpinguare le tasche proprio delle regioni più ricche. Questo è il risultato del regionalismo operante in atto e non possiamo pensare che le cose possano migliorare per la nostra sanità passando ad un regionalismo ancora più spinto.

Distribuzione regionale del saldo attivo 2017 (dati GIMBE 2019)

Il 98% della distribuzione del saldo attivo 2017 si concentra in quattro regioni, inclusa la Toscana, e l’88% proprio nelle regioni che vogliono maggiore autonomia con il regionalismo differenziato: Lombardia, Emilia Romagna e  Veneto.

Molti di noi si chiedono da tempo che fine farà il nostro Sistema Sanitario Nazionale ma più impellente è la domanda sul destino del nostro Sistema Sanitario Regionale.

Certo è che non possiamo consolarci nel sapere che siamo in compagnia di altre 5 regioni del sud che non stanno meglio di noi. Come cittadini e professionisti vorremmo però sapere in cosa consiste questa mobilità passiva cioè quali sono le aree coinvolte e a che tipologie di prestazioni si fa riferimento.

Mobilità regionale 2017: saldo pro-capite (il saldo è calcolato come differenza tra mobilità attiva e passiva) (dati GIMBE 2019)

Questi dati complessivi tendono semmai a coprire ancora di più le inefficiente impedendo sia in termini di trasparenza che di programmazione le azioni necessarie per porre un freno a questa continua emorragia che si perpetua anno dopo anno.

E’ arrivato il momento di chiedere  al nostro Assessore di conoscere questi dati proprio per permettere ai cittadini non solo di avere un quadro reale della situazione ma soprattutto per poter capire meglio le azioni intraprese per porre un freno a questa triste situazione.

In attesa di conoscere forse il dettaglio di questo dati mi chiedo se non è il caso di destinare risorse aggiuntive ai centri di riferimento regionale dopo aver capito meglio se questi centri funzionano veramente offrendo prestazioni efficaci ed efficienti e producendo la necessaria attività scientifica pragmatica che permette di qualificarli come tali.

Certo è che spendere centinaia di milioni di euro per sostenere le attività sanitarie delle regioni che anche per questo stanno meglio di noi non sembra cosa buona e giusta ed è certo anche il fatto che senza una approfondita analisi e delle azioni coerenti “non ci resta che piangere”,  per ricordare il titolo di un film di Massimo Troisi e Roberto Benigni!

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