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Renato Costa alla guida della sanità della Cgil Sicilia: “Medicina di prossimità e riforme urgenti, ma siamo tornati indietro”

Renato Costa, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid e già segretario della Cgil medici, torna a occuparsi di sanità come responsabile del settore per la Cgil siciliana. Una nomina che segna un ritorno alle origini per Costa, che ha guidato per anni i medici del sindacato, ma che oggi si scontra con un sistema sanitario in grande difficoltà.

Pensavamo che il Covid ci avesse insegnato qualcosa, ma non solo non siamo andati avanti, siamo tornati indietro, ha dichiarato Costa in una lunga intervista. Il medico ha evidenziato come durante la pandemia siano emerse criticità che avrebbero potuto rappresentare un’opportunità per migliorare il sistema sanitario, ma che sono state ignorate. Tra queste, l’importanza di una sanità di prossimità, l’accessibilità alle cure e la domiciliazione delle prestazioni sanitarie.

“In Italia alcune regioni, come la Lombardia, hanno fatto tesoro di quanto imparato durante il Covid, introducendo la medicina di prossimità come legge regionale. In Sicilia, invece, abbiamo scelto di disperdere le risorse umane e le competenze acquisite durante l’emergenza”, ha lamentato Costa.

Il fallimento della valorizzazione delle professionalità

Secondo l’ex commissario, durante il Covid si era costruito un sistema efficiente, capace di gestire numeri straordinari. Costa ha ricordato i giorni in cui, presso la Fiera del Mediterraneo di Palermo, si somministravano fino a 6.300 vaccini e si effettuavano 5.000 tamponi quotidianamente, grazie a un lavoro corale che coinvolgeva diverse professionalità: informatici, ingegneri, psicologi, amministrativi, assistenti sanitari. “Queste figure, essenziali per il funzionamento della sanità, non sono mai state valorizzate né stabilizzate”, ha sottolineato.

Costa ha anche denunciato la mancata digitalizzazione dei dati sanitari raccolti durante la pandemia, un patrimonio di informazioni che avrebbe potuto migliorare la gestione della sanità. “Avevamo 900mila cartelle vaccinali solo a Palermo, ma quei dati non solo non sono stati digitalizzati, non sappiamo nemmeno dove siano finiti i documenti cartacei“, ha affermato con amarezza.

La lezione dimenticata del Covid

Tra gli insegnamenti che la pandemia avrebbe dovuto lasciare in eredità, Costa ha indicato l’importanza di un sistema sanitario nazionale uniforme e l’urgenza di superare la frammentazione regionale. “Proprio a causa di questa frammentazione, durante l’era Covid l’Italia è diventata un paese ad altissima rete infettiva proprio perché non c’era chiarezza su chi dovesse prendere decisioni tra Regioni e Governo. Quel rimpallo di responsabilità è costato giorni preziosi e l’aumento dei contagi”, ha spiegato. “Finita l’emergenza, ciò che i commissari avevano realizzato, ovvero le strutture commissariali come tali, andavano conservate e valorizzate. Ma si è scelto di non farlo, afferma.

In questo contesto, Costa ha criticato l’attuale governo per le politiche che puntano all’autonomia differenziata. “L’autonomia significa regioni ricche che possono permettersi una sanità migliore e regioni povere che restano indietro. È l’esatto contrario di ciò che serve, ovvero ‘ognuno per se e ‘Dio per tutti’. Non ci possono essere modi diversi di rispondere ad una emergenza“, ha affermato.

Proposte per il futuro

Il neo-responsabile della sanità della Cgil Sicilia ha annunciato che il primo obiettivo sarà proporre soluzioni concrete per riformare il sistema sanitario regionale. Tra le priorità, una revisione della Legge 5 per eliminare la coincidenza tra le ASP (Aziende Sanitarie Provinciali) e i collegi elettorali, che secondo Costa genera conflitti di interesse. “Siccome le proposte non ci sono, non essendoci ad oggi neanche l’idea di cosa sia la sanità, il nostro primo impegno sarà infatti quello di muoverci noi in primis, e questo sarà certamente un obiettivo su tutti. Ad oggi, le ASP sono disegnate sulle province, che corrispondono ai collegi elettorali. Se un politico gestisce l’ASP, gestisce anche il consenso elettorale della sua provincia“, ha denunciato.

Sanità di prossimità: un modello da recuperare

Costa ha concluso rivendicando l’efficacia del modello di sanità di prossimità adottato durante la pandemia. “Quando la sanità non è accessibile, deve essere lei ad andare incontro al cittadino. Vaccinare a domicilio significava prendersi cura non solo della salute, ma anche degli aspetti sociali“, ha dichiarato. Un modello che, secondo Costa, avrebbe potuto alleggerire il carico su ospedali e pronto soccorso e che oggi rappresenta una delle sfide principali per il rilancio del sistema sanitario siciliano.

Un sistema che, però, sembra sempre più lontano dalle esigenze dei cittadini, schiacciato da scelte politiche inadeguate e dall’assenza di una visione strategica. “Dobbiamo dimostrare che questa terra vuole emanciparsi. È ora di ricominciare a costruire“, ha concluso Costa.

di Riccardo Vaccaro
© Riproduzione Riservata
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