La recente epidemia, per quanto riguarda la polmonite, avvenuta nel bresciano mi spinge ad approfondire questo argomento di grande importanza visto che rappresenta un fenomeno epidemiologico di grande impatto soprattutto con picchi di mortalità che riguardano i bambini e gli anziani (si stima una frequenza di circa 25 casi ogni 10.000 persone in un anno).
Perché polmoniti di comunità? Perché rappresentano quella fetta di polmoniti che vengono contratte al di fuori dell’ospedale e che determinano l’arrivo presso i pronto soccorso.
I patogeni considerati i principali responsabili di polmoniti di comunità sono lo Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenza, and Moraxella catarrhalis. Tuttavia anche lo staphylococcus aureus può dare forme di polmonite clinicamente più impegnative insieme ad altri germi come la Klebsiella Pneumonie e Pseudonoman aeruginosa (più frequente in soggetti che soffrono di bronchiectasie).
Ci sono le forme etichettate come atipiche causate da germi particolari come la Chlamydia, la Francisella, la Coxiella e il Mycoplasma (alcuni tra questi germi sono di provenienza animale). Anche la Legionella è un germe implicato nelle forme cosiddette atipiche di polmonite e abbiamo correttamente sentito che si contrae inalando goccioline di acqua in sospensione contenenti l’agente infettivo.
Diversi sono i virus respiratori in grado di causare polmoniti e tra questi c’è anche il virus influenzale a volte responsabile di polmoniti clinicamente molto aggressive.
Le forme fungine sono rare perché contratte da pazienti immunodepressi e con altre patologie polmonari gravi.
Un cenno a parte merita la polmonite da aspirazione che può colpire soggetti con problemi di deglutizione e/o rigurgito gastroesofageo (solitamente soggetti allettati affetti da ictus, malattia di parkinson ed altre malattie del sistema nervoso): un modo per contaminare l’albero respiratorio con le proprie secrezioni provenienti dallo stomaco o direttamente dalle particelle di cibo.
Il bravo medico dopo un’attenta visita potrà consigliare un’adeguata terapia, sintomatica (anti-infiammatori) in caso di elevata probabilità di infezione virale. La persistenza della febbre e la comparsa di tosse catarrale (magari con secrezioni particolarmente dense) suggeriscono una adeguata terapia antibiotica, spesso per via orale, mentre una mancata risposta alla terapia dopo tre-quattro giorni o un peggioramento del quadro clinico deve spingere al ricorso al pronto soccorso con particolare attenzione ai bambini, anziani con comorbidità e soggetti immunodepressi.