Otto ogni 50mila abitanti, ma il rischio è che “dell’ ‘esercito’ di 9.500 infermieri di famiglia pronti a prendere servizio come previsto dalla legge 77 di quest’anno, verrà destinato alla comunità solo uno su 50mila abitanti. Serve subito una modifica alle linee guida appena
approvate dalle Regioni per questa figura professionale perchè già otto sono pochi prevederne uno solo sarebbe un errore”.
Così il presidente del sindacato infermieri italiani, Nursing up, Antonio De Palma che chiede un inquadramento contrattuale specifico, “una delle ragioni principali del nostro proclamato stato di agitazione, per il quale saremo in piazza il 15 ottobre a Roma – annuncia De Palma – e per il quale martedì prossimo siamo stati convocati dal ministero del Lavoro”. E in vista della riapertura delle scuole e del possibile coordinamento con il responsabile Covid degli Istituti scolastici sottolinea: “Gli infermieri ci sono, si può iniziare, posto che le Regioni non
giochino sui numeri”. De Palma contesta che nelle linee guida per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità, approvate il 10 settembre scorso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si faccia riferimento a “‘un massimo di 8 infermieri da impiegare ogni 50 mila abitanti’. “Quel numero di otto unità ogni 50.000 – afferma De Palma – deve essere invece considerato come il numero specifico di infermieri di famiglia da mettere in campo”. In particolare per le scuole in era Covid, De Palma richiama l’attenzione sulla necessità, sfruttando l’introduzione dell’infermiere di famiglia, “di attivare protocolli ad hoc tra istituti scolastici e Aziende sanitarie per l’utilizzo di questa figura”.