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A Palazzo Steri, presso la Sala Magna del Complesso Monumentale, sede del Rettorato dell’Università di Palermo, una conferenza stampa per presentare la nuova metodica offerta al Policlinico Paolo Giaccone per la cura del mieloma multiplo che unisce le potenzialità della clinica e della diagnostica.
La nuova tecnica per la diagnosi molecolare della malattia minima residua, che vede il Policlinico Giaccone di Palermo tra i primi in Italia e punto di riferimento in Sicilia, è un’arma in più per trattare questo tumore del sangue che colpisce le plasmacellule, le cellule produttrici degli anticorpi: grazie a un esame condotto sul sangue midollare, infatti, è oggi possibile identificare la MRD, acronimo inglese (Minimal Residual Disease) con cui si identifica la quantità di malattia minima residua. Si tratta di un’informazione importante perché la MRD indica la presenza di un piccolo numero di cellule di mieloma capaci di rimanere nel midollo nonostante il paziente sia sottoposto ad una adeguata terapia.
Grazie alla sinergia tra l’UO di Ematologia, diretta dal prof. Sergio Siragusa e il Cladibior, diretto dal prof. Francesco Dieli, è oggi possibile eseguire un esame di laboratorio che, con tecnologie avanzate, è in grado di rintracciare una cellula tumorale in un milione di cellule normali. Un risultato, quello ottenuto grazie a questo esame, utile ai clinici per proseguire il percorso di cura con più consapevolezza, indirizzando al meglio le terapie con scelte mirate, cucite sul paziente.
Ma perché bisogna cercare così a fondo la presenza di una cellula malata?
“Ciò dipende dal fatto – spiega Sergio Siragusa Direttore UOC di Ematologia – che le cellule tumorali del sangue hanno una grande
In questo momento il Policlinico di Palermo è l’unico centro in Sicilia ad offrire questo tipo di esame nei pazienti colpiti da mieloma; l’indagine diagnostica viene effettuata durante i controlli o prima del trapianto di midollo osseo.
“Ad oggi, i tumori del sangue ed il mieloma non sono ancora guaribili – prosegue Siragusa – l’obiettivo è quindi quello di curarli, tenendo la malattia sotto controllo per il maggior tempo possibile. Tutto ciò non può prescindere dalla conoscenza della biologia della malattia; infatti, la nuova sfida è individuare fin dall’inizio la migliore sequenza terapeutica o combinazione di farmaci per ottenere una terapia personalizzata per il paziente. Ciò significa identificare biomarcatori di risposta, ma anche identificare precocemente quando una terapia smette di funzionare e/o quando sospenderla, se si è raggiunta cioè una risposta clinica che permette la sospensione più o meno lunga del trattamento”.
In Sicilia si diagnosticano circa 400 nuovi casi ogni anno di mieloma multiplo e si stima che oltre 4.000 persone (numero destinato ad aumentare) convivano tutti i giorni con questa malattia. Tipicamente si presenta dopo i 60 anni ed è più frequente nel sesso maschile. Considerata fino a pochi anni fa una malattia grave e dalla prognosi infausta a breve termine, la ricerca ematologica (tra cui quella italiana ai primi posti internazionali) ha favorito la produzione di farmaci cosiddetti “intelligenti” in grado di selezionare e distruggere le cellule malate.
Servizio di Maria Calabrese