L’A.I.P.O.S.S. (Associazione Italiana Professionisti Operatori Socio Sanitari) appoggia con grande forza, la proposta inviata dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai ministri, al Presidente di Camera e Senato, ai capigruppo parlamentari e alla Conferenza delle Regioni, affinché anche gli operatori socio sanitari, che sono stati impegnati nelle corsie e non, ed hanno saputo fronteggiare con coraggio e abnegazione la pandemia, abbiano il loro giusto riconoscimento.
Gli O.S.S. si sono affidati ad un destino, un destino che gli ha fatto pagare un prezzo pesantissimo in termini di colleghi contagiati. Ne ricordiamo i 140 mila e i 400 morti. Gli O.S.S. hanno portato sulle loro spalle il peso del coraggio, il peso della vita perché hanno creduto al valore della patria. L’Italia ha avuto bisogno anche di loro in modo forte, in modo professionale, in modo determinato cercando di stare vicini a più vite possibili.
Anche gli O.S.S., sono malati, malati della realtà, che pur avendo dato non hanno delle rassicurazioni, delle certezze. Come sarebbe giudicata dai nostri figli la nostra nazione se la categoria venisse mandata a casa, dopo che anche i propri cari hanno sopportato il peso della paura, del distacco, della necessità, di un abbraccio che non potevano dare alle loro famiglie per paura di contagiarli, per paura di perderli. Cosa diranno i figli della stessa patria dopo che anche gli oss stremati dalle forze hanno continuato questa guerra quando all’inizio non avevano neanche i DPI. Mettere alla porta il loro futuro, la loro dignità, sarebbe la sconfitta peggiore.
Sarebbe giusto che le aziende sanitarie, che erano spoglie di personale, trattengano la categoria, impegnandola anche dopo l’emergenza perché non dobbiamo dimenticare che senza salute nulla può andare avanti. Chi ha vissuto il Covid nelle aziende ed è testimone di tutte le vite umane che la nazione ha perso, quando gli Oss tenevano loro la mano, non occorre che la categoria superi altre prove. Hanno dimostrato di avere le competenze essenziali nella assistenza pur mettendo a rischio la propria vita. Occorre adesso porsi un obiettivo comune che è quello della piena e buona occupazione intesa come quella situazione nella quale tutti coloro che sono stati i n g
rado di dare il loro contributo alle aziende sanitarie non siano considerati quelli dell’occorrenza e che quindi abbiano un lavoro stabile e dignitoso. Non si può sperimentare sulla pelle di chi ha vissuto il covid un probabile licenziamento se si vuole far crescere un Ssn trainato da uomini e donne coraggiosi che hanno coperto le carene in organico.
La A.I.P.O.S.S. sostiene in maniera lungimirante che occorre una crescita che punti il suo faro, il suo focus sul lavoro, sulla stabilità e principalmente sulla dignità del lavoro.
Restiamo schierati con il Presidente nazionale dell’Ordine dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli, con il presidente della Fiaso dott. Giovanni Migliore, con il presidente della federazione nazionale degli Ordini degli Infermieri (Fnopi) Barbara Mangiacavalli, con il presidente della FNO TSRM e PSTRP Teresa Calandra e il Presidente del CNOP David Lazzari al presidente della Fiaso, Giovanni Migliore.