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Ospite di sanitainsicilia.it il Professore Ferdinando Cataliotti del Grano, Benemerito dell’Università di Palermo, già Professore Ordinario di Chirurgia Pediatrica; si ricorda che la prima Cattedra a Palermo di chirurgia pediatrica è stata proprio la sua.
“La chirurgia pediatrica ha un suo motivo di esistere perchè il “paziente bambino” è completamente diverso dal paziente adulto, sia per il tipo di patologia sia per il trattamento che deve essere adottato volta per volta – afferma il professore che aggiunge – Nel bambino per esempio oltre alle patologie acquisite, che si riscontrano anche nel paziente adulto, vi sono quelle patologie che rientrano nel novero delle malformazioni congenite che fino a poco tempo fa erano una tristissima “sorpresa” alla nascita e che oggi invece è possibile diagnosticare e identificare prima della nascita attraverso la diagnosi prenatale, mediante l’ecografia morfologica ma anche con le indagini biologiche. Inoltre, in questi ultimi decenni sono state messe a punto per le malformazioni congenite delle possibilità terapeutiche in “utero”, ossia la possibilità che il feto malformato può essere operato dentro l’utero materno dunque, prima della nascita“.
Anche la chirurgia pediatrica subisce l’influenza delle nuove tecnologie – “A prescindere dai progressi compiuti in tutta la branca della chirurgia anche quella pediatrica è stata investita da questa costante evoluzione tecnologica, infatti, è sempre più frequente l’adozione di strumenti diagnostico-terapeutici come ad esempio la laparoscopia e la chirurgia robotica; senza negarne l’utilità, credo che manchi l’impiego del “senso” che per noi vecchi chirurghi era indispensabile ossia il tatto, manca quello che gli esperti del settore chiamano il feedback tattile e questo secondo me è un dato che andrebbe ulteriormente approfondito“, spiega il professore Cataliotti.
“Nella diagnostica di ogni giorno, a mio avviso, è completamente scomparsa quella che è la semiologia clinica classica, quindi, l’accertamento diagnostico del paziente utilizzando i nostri sensi. Sempre più spesso, infatti, avviene che questa viene superata in modo quasi aprioristico dalla semiologia strumentale e quindi ad esempio alla palpazione dell’addome si preferisce solamente un esame ecografico; sono perfettamente d’accordo sull’importanza della diagnostica strumentale, però ritengo che l’input lo debba dare sempre la semiologia clinica” conclude il Professore Ferdinando Cataliotti del Grano.