L’attuale presidente della Società Italiana di Radiologia Medica, professore Roberto Grassi, ha dichiarato un po’ di tempo fa che “Abbiamo bisogno di clinici che facciano i clinici, di medici che facciano i medici, perché in gioco non c’è solo spreco di risorse, ma anche la sicurezza dei pazienti, che devono essere esposti a radiazioni ionizzanti solo se veramente necessario”. In Italia si eseguono più di 100 milioni di prestazioni radiologiche l’anno, e il fenomeno dell’inappropriatezza vale circa 1 miliardo e 500 milioni di euro l’anno, senza considerare il rischio tumorale per esami radiologici inutili.
Le persone pensano che la radiografia, la TAC, la PET o la scintigrafia permettono di fare la diagnosi mentre è solo il ragionamento clinico che permette di usare i giusti esami, nel paziente giusto, nel momento giusto. I giusti esami spesso partono dall’esame clinico e soprattutto dalla storia del paziente. Il ricorso agli esami di diagnostica per immagini e di medicina nucleare è in forte aumento ed è necessaria una riflessione attenta da parte dei medici, dei decisori e dei cittadini su queste importanti tematiche che riguardano la salute delle persone e la sostenibilità dell’intero sistema sanitario.
Il professore Massimo Midiri, ordinario di Radiologia dell’Università di Palermo e direttore del dipartimento di Scienze Radiologiche (AOUP Palermo) ha risposto ad alcune domante su aspetti di fondamentale importanza.
Che cosa si intende per giustificazione di un esame in Diagnostica per immagini?
“Il principio di giustificazione rappresenta una delle norme fondamentali con cui il radiologo si approccia all’esecuzione di un’indagine. Ogni esame radiologico deve essere giustificato, ovvero i benefici attesi dall’esame devono superare i rischi connessi all’esposizione a radiazioni. Infatti, deve essere valutata la possibilità di ottenere le stesse informazioni da un esame che non comporti l’uso delle radiazioni. Le radiazioni ionizzanti utilizzate nel corso degli esami radiografici e di tomografia computerizzata hanno un potenziale, ancorché minimo, rischio di potere determinare un danno alle cellule con la loro eventuale trasformazione neoplastica. Per questo motivo, le apparecchiature odierne sono orientate a erogare sempre minori dosi di radiazioni al paziente, fermo restando che i vantaggi di una corretta e tempestiva diagnosi superano di molto gli ipotetici rischi derivanti da minime esposizioni a radiazioni. Certamente, nei casi in cui un’indagine come l’ecografia, una metodica che non utilizza radiazioni ionizzanti e potenzialmente nocive, può fornire informazioni adeguate e sufficienti alla diagnosi, il medico prescrivente e il radiologo dovranno rivolgersi in prima battuta a tale innocua modalità di esame“.
Quali sono le prerogative e le prospettive della figura del medico-radiologo in senso clinico?
“Frequentemente, la percezione dell’opinione pubblica e a volte la routine lavorativa sembrano trasformare il medico radiologo in un tecnocrate, certamente abile professionista ed interprete dei più profondi segreti del corpo umano, ma piuttosto lontano dalle problematiche cliniche ed emozionali dei pazienti. In realtà, il colloquio con il paziente e la conoscenza delle sue problematiche cliniche consentono di ridurre questa distanza ed evitare che il paziente percepisca di essere abbandonato al rapporto freddo e impersonale con la macchina. Peraltro, una buona anamnesi guida la diagnosi e orienta l’interpretazione dei reperti di imaging“.
Che cosa si intende per appropriatezza in Diagnostica per Immagini?
“Una prestazione radiologica è definita appropriata quando viene erogata al paziente giusto e al momento giusto, al livello organizzativo ottimale. Per appropriatezza clinica s’intende la misura in cui un particolare intervento possa essere efficace e indicato per l’individuo che lo riceve. Per questo motivo, esistono le linee guida ovvero raccomandazioni di corretto comportamento clinico-diagnostico, formulate in base a studi critici di revisione della letteratura con valutazione dell’efficacia. Il principio di giustificazione rappresenta un aspetto fondamentale dell’appropriatezza diagnostica dell’imaging radiologico e costituisce una dei principali supporti al contenimento della spesa sanitaria“.
Che cosa si intende per rapporto costo-beneficio?
“L’appropriatezza diagnostica prevede una valutazione del rapporto costo-beneficio. I benefici di una corretta e tempestiva diagnosi devono essere superiori al rischio biologico derivante dall’esposizione a radiazioni ionizzanti potenzialmente nocive. Inoltre, i costi economici devono potere essere giustificati dai vantaggi derivanti dall’utilizzo di metodiche appropriate in percorsi diagnostici globalmente meno costosi e che consentano il recupero della salute psico-fisica dell’individuo malato nel più breve tempo possibile“.
In ultimo, chi esegue l’esame: la macchina o il radiologo?
“L’invadenza della tecnologia rischia di impoverire sempre più la cultura clinica dei medici e soprattutto di inaridire la relazione umana tra medico e paziente. Per questo motivo, il radiologo deve provare a eliminare la macchina dal rapporto personale di fiducia con il paziente. Il radiologo deve essere medico e non mero tecnocrate. Peraltro, con la percezione che ciascuno di noi ha della rilevanza sociale delle indagini radiologiche rispetto all’idea complessiva di salute, i radiologi hanno l’opportunità di diventare perno centrale dell’idea di sanità del futuro. La tecnologia facilita, ma non sostituisce il lavoro dell’uomo e può favorire l’empatia tra medico e paziente, tra chi assiste e chi soffre, riducendo tempi di attesa ed errori diagnostici. L’obiettivo primario del radiologo non è la semplice lettura delle immagini digitalizzate, ma la risoluzione esperta, definitiva e precoce del dilemma clinico in base alla sua forma di presentazione. Il radiologo clinico, se protagonista della tecnologia, potrà vincere questa battaglia: essere non solo il conoscitore delle forme, ma anche e soprattutto il custode del loro contenuto“.
Ringrazio il professore Midiri e credo che dovremmo riflettere tutti sul contenuto di queste risposte così chiare e che spingono alla riflessione sulla pratica clinica corrente. Ricordo che l’appropriatezza è sempre la migliore tecnologia (farmaco, procedura o esame diagnostico) nel paziente giusto, al momento giusto, nel posto giusto, col giusto utilizzo di risorse e nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza. Non dobbiamo mai dimenticare il valore del rapporto medico-paziente per recuperare la dimensione della sacralità della persona che le nuove tecnologie ci stanno facendo dimenticare con ripercussioni su tanti aspetti di vita quotidiana non ultimi quelli sanitari.