Gli anni di selezione genetica alla ricerca di rendere le razze canine e feline sempre più particolari hanno privilegiato l’aspetto estetico a quello funzionale.
In particolare i nostri amici a quattro zampe dal muso schiacciato, come il Persiano, il British Shorthair, l’Exotic Shorthair, il Bombay, l’Himalayano e lo Scottish Fold – tra i felini – e il Bouledogue Francese, il Carlino, Bulldog Inglese, Cavalier King Charles Spaniel, Sharpei, Shitzu, Boxer ed il Bullmastiff – tra le razze canine – sono stati selezionati creando loro delle condizioni di vita non sana e sì perché il loro caratteristico ronfare oltre a farci sorridere deve metterci in allarme.
Oggi siamo qui in compagnia del Dott. Massimo Giacalone che ci spiegherà la sindrome brachicefalica, quali sono gli accorgimenti da tenere e quando è opportuno ricorrere all’intervento chirurgico.
Buongiorno Dottore, cominciamo dalle basi, cosa è la BAOS?
Dott. Giacalone: La sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori (BAOS) è una condizione patologica che interessa prevalentemente i cani brachicefali e i gatti a muso corto.
In queste razze si verifica un accrescimento osseo della testa in larghezza ma non in lunghezza, mentre i tessuti molli (lingua e palato molle) non hanno una crescita proporzionale allo scheletro osseo che li contiene.
La combinazione di queste due condizioni provoca un’anomalia nel passaggio dell’aria e la comparsa di segni clinici, alla comparsa dei quali contribuiscono anomalie anatomiche congenite (stenosi delle narici, palato molle allungato ed ispessito, trachea ipoplasica) e condizioni acquisite (collasso laringeo ed eversione dei sacculi).
Quali sono i segni distintivi della BAOS?
Dott. Giacalone: I segni clinici prevalenti sono: respiro rumoroso e stertoroso, russamento grave, tosse, soffocamento, respirazione frequente ed a bocca aperta, colpi di calore e sincopi; vi è poi da aggiungere che in queste razze coesistono spesso anche sintomi gastroenterici quali disfagia, rigurgito e vomito.
Quanto è importante una diagnosi precoce?
Dott. Giacalone: Estremamente importante, il ruolo del medico veterinario è quello di eseguire una stadiazione della sindrome a scopo diagnostico, terapeutico e prognostico, che va posta in essere preferibilmente entro il primo anno di età, per questo è fondamentale la sensibilizzazione dei proprietari di pazienti brachicefali ad una stadiazione precoce che si basa sulla visita clinica del paziente e sull’esame endoscopico delle vie aeree superiori, inferiori e delle vie digerenti superiori (esofago, stomaco e duodeno).
Una volta effettuato il primo step diagnostico cosa resta da fare?
Dott. Giacalone: La terapia della sindrome brachicefalica è essenzialmente di tipo chirurgico e le zone dove si interviene sono il palato molle allungato ed ispessito e la stenosi delle narici.
L’intervento di accorciamento del palato molle (stafiloplastica) può essere eseguita mediante tecnica classica o tramite chirurgia laser.
Il trattamento chirurgico della BAOS oltre a migliorare la situazione respiratoria spesso porta anche ad un miglioramento dei sintomi gastroenterici.
Dunque, la correzione chirurgica è sempre consigliata? Cosa possiamo dire ai proprietari delle razze brachicefaliche?
La prognosi dei soggetti brachicefali è legata a molteplici fattori pertanto non è possibile individuare i soggetti che necessitano di correzione chirurgica e quali ne avranno vantaggi basandosi solo su una visita clinica in quanto il risultato varia in relazione a razza, peso ed età e la coesistenza di più condizioni sicuramente predispone ad emettere una prognosi meno favorevole.
È importante dunque che il proprietario di un paziente brachicefalo sia messo a conoscenza di tutte le misure precauzionali da mettere in atto e soprattutto le accortezze da usare nel periodo estivo al fine di ridurre il rischio di crisi respiratorie e colpi di calore (per saperne di più clicca qui animali domestici e colpo di calore: come riconoscerlo ed evitarlo).
Dott. Luigi Zumbo