Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and InfectiousDiseases (National Institutes of Health, USA) con un editoriale su JAMA del 7 febbraio 2019 annuncia la campagna presidenziale per debellare l’HIV negli Stati Uniti.
Questo dato non è indifferente da un punto di vista dell’impatto sul sistema sanitario e il fatto che circa il 23% delle infezioni viene trasmesso da persone che non sanno di avere il virus HIV aggrava ancora di più questo problema.
L’obiettivo annunciato dal presidente degli Stati Uniti è molto ambizioso: una riduzione delle infezioni da HIV del 75% a 5 anni e del 90% a 10 anni. E’ ovvio che un programma di questa portata non farà che dare ossigeno e promuovere la ricerca in questo campo.
Rivediamo i punti essenziali della strategia che verrà messa in atto:
1.
2. trattare l’infezione rapidamente ed efficacemente per raggiungere una soppressione virale sostenuta;
3. prevenire l’infezione negli individui a rischio includendo anche la cosiddetta PrEP (pre-exposureprophylaxis) cioè una terapia prima di avere rapporti a rischio;
4. piani di risposta rapida a cluster emergenti di malattia (picchi epidemici) per ridurre le nuove trasmissioni.
Tutto il sistema sanitario americano verrà messo in rete e si parla di più di un miliardo di dollari messi in gioco nei prossimi dieci anni.
La situazione in Italia non è incoraggiante perché al di là del numero di nuove diagnosi per 100.000 abitanti il nostro paese è tra i peggiori per ritardo diagnostico.
L’Europa quindi sta a guardare con l’Italia che fa da solito fanalino di coda. Peccato perché la mancanza di diagnosi precoce comporta un impatto economico maggiore minacciando nel tempo la sostenibilità del nostro sistema sanitario.