Sanità in Sicilia

Donald Trump annuncia la campagna per debellare l’HIV: Europa e Italia … stanno a guardare!

Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and InfectiousDiseases (National Institutes of Health, USA) con un editoriale su JAMA del 7 febbraio 2019 annuncia la campagna presidenziale per debellare l’HIV negli Stati Uniti.

Il presidente Donald J. Trump ha recentemente annunciato un piano strategico per debellare l’HIV nei prossimi 10 anni. Negli Stati Uniti più di 700.000 persone sono morte per HIV/AIDS dal 1981 fino ad oggi e il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitense stima in più di un milione le persone attualmente sieropositive per HIV anche se circa il 15% non sa di avere questa infezione.

Questo dato non è indifferente da un punto di vista dell’impatto sul sistema sanitario e il fatto che circa il 23% delle infezioni viene trasmesso da persone che non sanno di avere il virus HIV aggrava ancora di più questo problema.

Altro dato inquietante è che l’infezione viene trasmessa soprattutto da coloro che sanno di avere l’HIV (circa il 69%) fatto questo che sottolinea come non vengano prese precauzioni che impediscano il contagio. Tutti sono quindi a rischio, transgender, omosessuali, eterosessuali e utilizzatori di droghe iniettive.

L’obiettivo annunciato dal presidente degli Stati Uniti è molto ambizioso: una riduzione delle infezioni da HIV del 75% a 5 anni e del 90% a 10 anni. E’ ovvio che un programma di questa portata non farà che dare ossigeno e promuovere la ricerca in questo campo.

Rivediamo i punti essenziali della strategia che verrà messa in atto:

1.      diagnosticare tutti gli individui con HIV quanto più precocemente possibile dopo l’infezione;

2.      trattare l’infezione rapidamente ed efficacemente per raggiungere una soppressione virale sostenuta;

3.      prevenire l’infezione negli individui a rischio includendo anche la cosiddetta PrEP (pre-exposureprophylaxis) cioè una terapia prima             di avere rapporti a rischio;

4.      piani di risposta rapida a cluster emergenti di malattia (picchi epidemici) per ridurre le nuove trasmissioni.

Tutto il sistema sanitario americano verrà messo in rete e si parla di più di un miliardo di dollari messi in gioco nei prossimi dieci anni.

E in Europa? I dati non sono confortanti. Si riportano alcune mappe che danno un’idea della situazione epidemiologica in atto anche se bisogna dire che il numero di nuove diagnosi sono in aumento da anni e non c’è un piano come quello statunitense che si propone di arrestare questo inquietante fenomeno.

La situazione in Italia non è incoraggiante perché al di là del numero di nuove diagnosi per 100.000 abitanti il nostro paese è tra i peggiori per ritardo diagnostico.

L’Europa quindi sta a guardare con l’Italia che fa da solito fanalino di coda. Peccato perché la mancanza di diagnosi precoce comporta un impatto economico maggiore minacciando nel tempo la sostenibilità del nostro sistema sanitario.

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