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‘Dica 43’: la sanità siciliana tra autonomia, criticità e potenzialità per essere una Regione migliore

La Sicilia, una delle regioni a statuto speciale d’Italia, vanta un’autonomia significativa in vari ambiti, tra cui la sanità. Tuttavia, nonostante le premesse, questa indipendenza non ha prodotto i miglioramenti attesi.

Per fare luce sullo stato attuale della sanità pubblica siciliana e sulle sue criticità, abbiamo intervistato Toti Amato, presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, in occasione della presentazione del progetto “Dica 43, lo stato di salute dello Statuto siciliano: conoscerlo per amarlo“.

“Dica 43” è una trasmissione di 12 puntate, patrocinata dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Regione Siciliana, dall’Assessorato Turismo Sport e Spettacolo e dall’Università Kore di Enna.

L’evento di presentazione, che si terrà presso la Sala Pio La Torre di palazzo dei Normanni martedì 29 ottobre alle ore 10, è patrocinato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Palermo e dall’Ordine degli Avvocati di Palermo. Ai partecipanti, che si saranno registrati scrivendo a info@ladigitale.it, verranno riconosciuti 3 crediti ECM per autoformazione, validi per tutte le discipline mediche e per il diritto costituzionale.

L’intervista

L’autonomia conferita alla Sicilia dallo Statuto Speciale rappresenta un’importante risorsa, soprattutto per la gestione della sanità.

L’articolo 17 dello Statuto assegna alla Sicilia la facoltà di legiferare in materia sanitaria, consentendole di adattare i servizi alle specificità locali, pur nei limiti stabiliti a livello nazionale e dei Lea spiega Amato -. Un aspetto non da poco, in un contesto caratterizzato da una significativa varietà di esigenze sanitarie e differenze tra aree urbane e rurali. Significa avere la libertà di pianificare interventi e investimenti in base a certe priorità e avere la possibilità di stimolare l’innovazione e l’implementazione di modelli sanitari più efficienti. Questo riguarda l’aspetto storico e positivo perché il problema non risiede nell’autonomia in sé, ma in come viene gestita. Nel suo ultimo report, Gimbe ha dimostrato che la vera emergenza di oggi in tutto il Paese riguarda la sanità pubblica e si chiede un patto sociale e politico, che in Sicilia ha il doppio del peso considerate le criticità profonde”.

Le principali criticità del sistema sanitario siciliano

Nonostante l’autonomia, la Sicilia si trova ad affrontare problematiche comuni a molte altre regioni italiane, ma spesso con maggiore intensità.

Le criticità principali sono ben note: liste d’attesa interminabili, migrazione sanitaria verso altre regioni, carenza di personale gravissima e strutture obsoleteevidenzia -. L’autonomia poteva essere un’opportunità per migliorare questi aspetti, nella realtà ci scontriamo con il definanziamento cronico da oltre 15 anni del Ssn, sprechi e mancanza di visione strategica. Tutto a danno della salute dei siciliani, e in particolare di chi vive in alcune aree rurali o più periferiche”.

Migliaia di cittadini si spostano ogni anno per ricevere cure specialistiche, come quelle oncologiche e cardiologiche, a causa della carenza di strutture adeguate e di professionisti specializzati in Sicilia”, sottolinea Amato.

Questa sfiducia verso il sistema sanitario locale rappresenta una grave criticità, che si somma alle difficoltà strutturali e organizzative.

La carenza di personale sanitario: un problema strutturale

Tra le questioni più pressanti, Amato evidenzia la grave carenza di personale medico e infermieristico. “La mancanza di personale è il risultato di anni di definanziamento e di una cattiva programmazione, spiega -. Il problema si è aggravato ulteriormente negli ultimi anni a causa della crescente disaffezione verso il lavoro in sanità, dovuta a turni estenuanti, basse retribuzioni e episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari continue.

La soluzione, secondo Amato, passa per un rafforzamento delle assunzioni, semplificando e accelerando i concorsi pubblici.

Abbiamo bisogno di assumere più medici, infermieri e tecnici specializzati e il primo passo sarebbe semplificare e accelerare i concorsi pubblici, riducendo i tempi di attesa per l’assunzione di nuovo personale. Ma non basta. Dobbiamo anche creare condizioni di lavoro che incentivino i professionisti a rimanere in Sicilia, anche in termini di carriera. Altrimenti, continueremo a perdere talenti verso il privato, altre regioni e Paesi che offrono retribuzioni e condizioni lavorative migliori”.

Infrastrutture obsolete e l’opportunità del Pnrr

Un altro aspetto cruciale riguarda le infrastrutture sanitarie, molte delle quali sono obsolete e necessitano di un urgente ammodernamento.

Le risorse del Pnrr potrebbero aiutare in modo significativo, ma serve un piano di gestione mirato, che eviti sprechi e ritardi”.

“Solo a titolo di esempio, secondo il monitoraggio Agenas  – Amato evidenzia -, che delle 155 case della comunità previste in Sicilia, ne risultano attive solo 2, contro le 129 (su 196 previste) della Lombardia. Stessa cosa per gli ospedali di comunità: dei 43 ospedali previsti nell’Isola, nessuno è stato ancora avviato, contro i 21 della Lombardia o i 15 del Veneto. Inoltre, è urgente potenziare la rete di medicina territoriale, perché non tutti i pazienti possono o devono recarsi in ospedale per cure di base o consulti. È un divario, quello tra Nord e Sud, che continua ad allargarsi e che ricade sulle tasche delle famiglie, che ha fatto registrare nel frattempo un carico di spesa sanitaria in tutto il Paese che supera il 10%. La conseguenza sono i 4,5 milioni di persone che hanno rinunciato alle cure“.

Finanziamenti e gestione delle risorse

Come detto, essendo una regione a statuto speciale, la Sicilia sembra soffrire di una gestione inefficace dei fondi destinati alla sanità invece di ottimizzare le risorse.

“E’ sempre la buona o la cattiva gestione delle risorse a comprometterne l’utilizzo – sottolinea Amato -. Regioni come il Trentino-Alto Adige o il Friuli Venezia Giulia, che trattengono una quota maggiore delle imposte locali, dimostrano come una gestione attenta possa produrre sistema sanitario più funzionante. In Sicilia, invece, spesso la cattiva amministrazione, unita alla corruzione, finisce per ridurre l’efficacia di questi fondi. Credo sia necessario un controllo più rigoroso sulla spesa sanitaria e un miglioramento della trasparenza per garantire che i fondi vengano utilizzati correttamente e dove servono”.

Le priorità per il futuro?

Per presidente dell’Omceo le priorità nel breve termine sono chiare: ridurre le liste d’attesa, aumentare il personale e modernizzare le strutture sanitarie.

“Serve un impegno concreto per trattenere i professionisti sanitari e attrarre nuovi talenti, sia locali che da altre regioni”, afferma.

Nel lungo termine, invece: si deve puntare a una profonda riforma gestionale che riduca la burocrazia, migliorando l’efficienza e garantendo un uso intelligente delle risorse.

“La Sicilia ha  le potenzialità per offrire una sanità di qualità, formiamo professionisti che sono poi apprezzati in altre regioni e Paesi. Dobbiamo imparare a sfruttare meglio l’autonomia di cui godiamo”.

In conclusione, la sanità siciliana si trova a un bivio. L’autonomia regionale può rappresentare un’opportunità per migliorare i servizi, ma richiede una gestione competente e trasparente, oltre a un maggiore impegno verso l’innovazione e la modernizzazione del sistema. Solo così la Sicilia potrà colmare il divario con il Nord e garantire ai suoi cittadini una sanità efficiente e accessibile.

 

Clicca qui sotto per vedere il programma  dell’evento di presentazione

 

 

 

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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