L’aumento della prevalenza di diabete nei prossimi 12 anni porterà inesorabilmente ad un aumento del fabbisogno di farmaci antidiabetici e tra questi di insulina.
Più di 510 milioni di persone nel mondo sarà affetto da diabete mellito. L’insulina permette di controllare direttamente i livelli di glucosio nel sangue e si rende necessaria quando il paziente diabetico tende a non controllare adeguatamente la glicemia per diversi motivi che possono essere vari: uno stile di vita inadeguato, inappropriatezza terapeutica, malattie di nuove insorgenza (come le infezioni) o la stessa evoluzione della malattia che fa perdere in modo progressivo la riserva insulinica.
Al contrario, nel diabete mellito di tipo 1, che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti, l’insulina è la terapia fondamentale perché rappresenta un vero salvavita, proprio perché il paziente non riesce a produrre più la propria insulina per un danno permanente delle cellule che la sintetizzano.
Uno studio su Lancet Diabetes & Endocrinology (gennaio 2019) ha stimato la futura evoluzione del diabete di tipo 2 a partire dai dati di prevalenza dell’International Diabetes Federation, relativi a 221 paesi dal 2018 al 2030.
Sono stati inoltre usati i dati clinici dei pazienti di 14 studi di coorte che hanno raccolto dati di oltre il 60% della popolazione globale dei pazienti affetti da diabete mellito tipo 2. I risultati di questa simulazione non riguardano solo i quantitativi necessari alle cure ma quello che si potrebbe risparmiare se i pazienti fossero curati per mantenere livelli di HbA1c ≤7% (che rappresenta il limite per parlare di buon compenso metabolico).
Il guadagno sarebbe di ben 330.000 DALYs per anno. I DALYs (disability-adjusted life-years) rappresentano una misura utilizzata dagli economisti per quantizzare gli anni di vita guadagnati, tramite un intervento terapeutico, ma “aggiustati”, coretti cioè, per disabilità.
Il concetto è semplice: il guadagno degli anni di vita se si vive in uno stato di disabilità non ha lo stesso valore se si vive senza disabilità. Quindi, il risultato permette di affermare che nonostante l’aumento del fabbisogno di insulina questo, se effettivamente disponibile e praticato dai pazienti, potrebbe portare ad un netto guadagno in qualità di vita e non solo in anni di vita in più.
Il problema è che mentre la prevalenza di diabete nel mondo si è quasi quadruplicata in meno di 40 anni non tutti i pazienti vengono trattati in modo adeguato o peggio non hanno accesso alle cure o ai farmaci. L’assistenza al paziente diabetico assorbe circa il 12% delle risorse economiche globali per la sanità e se il trend previsto sarà confermato la sostenibilità del sistema verrà messa a dura prova.
Inoltre, se i sistemi sanitari continueranno a tagliare risorse per la spesa farmaceutica allora è facilmente prevedibile un aumento della spesa sanitaria non più sostenibile per le complicanze della malattia diabetica e la relativa ospedalizzazione. Forse una maggiore attenzione all’appropriatezza prescrittiva, con un occhio alla spesa si ma senza guardare esclusivamente al costo della scatola, permetterebbe di frenare la spesa sanitaria complessiva liberando risorse per i farmaci innovativi che nella terapia proprio del diabete di tipo 2 permettono di abbassare significativamente il rischio cardiovascolare e le ospedalizzazioni.