Il gruppo di lavoro “Diabete e Rene” AMD Sicilia, nell’ambito delle sue attività, ha deciso di realizzare una survey sulla nefropatia diabetica rivolta a tutti i diabetologi AMD Sicilia e un successivo percorso formativo/educativo. A questo proposito si terrà il 15 febbraio, a Catania, il corso “Progetto NEPHRONET“.
Diabete tipo 2 (T2D) e danno renale sono legati da una relazione complessa: il diabete è la principale causa di insufficienza renale terminale (ESRD) nei paesi sviluppati, e circa un terzo dei pazienti con diabete sviluppa, nel corso del tempo, la malattia renale cronica, usualmente definita e classificata in base alla stima del filtrato glomerulare (eGFR) e al grado di albuminuria.
Tale condizione si associa, inoltre, a un incremento di morbidità e mortalità (CV), che costituisce la principale causa di morte nel paziente diabetico nefropatico.
Questa temibile complicanza rappresenta un severo problema di salute pubblica anche perché, al contrario delle complicanze macrovascolari del diabete (infarto miocardico, ictus e amputazione), per le quali, nel ventennio 1990-2010, si è osservato un decremento, la prevalenza della nefropatia diabetica si è mantenuta stabile, a dispetto della grande attenzione volta al miglioramento del controllo metabolico e pressorio, anche attraverso la personalizzazione della terapia. Inoltre, l’allungamento della vita media del soggetto con diabete e l’enorme aumento d’incidenza della malattia, ormai vista come una vera e propria “epidemia” determinerà nei prossimi anni un ulteriore incremento della malattia renale cronica.
La rilevanza clinica di questa temibile complicanza ha richiamato, negli ultimi anni, l’attenzione di molti ricercatori, con un aumento significativo delle conoscenze in termini di fisiopatologia del danno renale in corso di T2D.
Studi recenti, avvalorando dati già presenti in letteratura sull’eterogeneità delle alterazioni strutturali in soggetti microalbuminurici, hanno messo in luce il ruolo del tubulo renale nella fisiopatologia della ND, mettendo in discussione la classica visione “glomerulo-centrica”.
Nel T2D, il tubulo va incontro a importanti alterazioni energetico-funzionali e a processi infiammatori-fibrotici, oltre a essere molto suscettibile al danno acuto, che potrebbe concorrere a spiegare la prevalenza rilevante di soggetti con “fenotipo non albuminurico” di danno renale.
Recenti acquisizioni suggeriscono come il tubulo, attraverso un cross-talk con il glomerulo, sia coinvolto anche nella genesi dell’albuminuria.
Data la rilevanza clinica della ND, è fondamentale identificare precocemente i soggetti a rischio di sviluppare la complicanza, concentrando su questi gli sforzi maggiori in termini di prevenzione e trattamento; pertanto, accanto ai classici biomarcatori, ne stanno emergendo di nuovi, con forte interesse per marcatori di danno tubulare, alla luce delle suddette acquisizioni di fisiopatologia.
Grazie alle moderne tecniche di proteomica, metabolomica e genomica, risulta promettente l’elaborazione di pannelli, in grado di migliorare significativamente la predittività, pur essendo al momento difficilmente implementabili nella pratica clinica, anche in ragione dei costi elevati. Infine, mentre fino a pochi anni fa l’unica strategia per contrastare lo sviluppo e la progressione della ND era uno stretto controllo metabolico e pressorio, farmaci ipoglicemizzanti di recente introduzione nella pratica clinica, quali GLP-1R agonisti e SGLT2 inibitori, appaiono dotati di importanti effetti di riduzione della albuminuria e di stabilizzazione del filtrato glomerulare.
E’ emersa quindi prepotentemente la necessità di identificare precocemente i soggetti a rischio di sviluppare tale complicanza, sui quali dovrebbero concentrarsi gli sforzi maggiori in termini di prevenzione e di trattamento.
Se per la diagnosi precoce è sufficiente un periodico controllo della microalbuminuria e della creatininemia, per prevenire il danno renale nei pazienti diabetici occorre agire a più livelli sia modificando lo stile di vita attraverso percorsi educativi dedicati sia controllando in modo ottimale i livelli di glicemia, pressione arteriosa e grassi circolanti.
Tutto ciò permette di realizzare un approccio personalizzato che consenta di ritardare l’insorgenza e di rallentare la progressione del danno renale. Il compito del diabetologo è fondamentale, dunque, per la diagnosi precoce e la gestione iniziale della nefropatia, mentre il coinvolgimento del nefrologo è successivo.
Il Gruppo di Lavoro “Diabete e Rene” AMD Sicilia, ha ritenuto di realizzare una Survey, per ottenere una interessante fotografia “real life” del management della nefropatia diabetica nella nostra realtà siciliana, focalizzando nella pratica clinica quotidiana i limiti e le problematiche che si incontrano nella gestione di questa complicanza. Scopo ultimo è quello di migliorare a livello decisionale l’organizzazione dei nostri Servizi e non quello di verificare lo stato delle conoscenze scientifiche del diabetologo.
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