Secondo i dati del Global Burden of Disease 2010 dell’Institute for Health Metrics and Evaluation, che misura a livello mondiale il carico in termini di disabilità delle diverse malattie sulla popolazione mondiale, i disturbi depressivi rappresentano un importante problema di salute pubblica.
La depressione rappresenta, infatti, la quarta causa principale di disabilità tra tutti i disturbi. Facendo una proiezione sulla base di queste valutazioni è stato stimato dall’OMS che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia in termini di disabilità nella popolazione mondiale, dopo le patologie cardiovascolari, mentre nel 2030 si prevede possa salire al primo posto.
Per quanto riguarda nello specifico la depressione i dati internazionali (WHO) sottolineano come il 56% dei pazienti non riceva alcun trattamento nel corso della vita, con un ritardo medio di mancato trattamento che varia da 2 a 8 anni. Dati italiani sottolineano che il ritardo del trattamento in Italia è mediamente di 2 anni anche per forme di depressione severe.
L’ICD 11 descrive dieci sintomi chiave che sono presenti in un episodio depressivo: umore depresso, perdita di interesse e di piacere, diminuzione di energia con aumento dell’affaticamento e diminuzione delle attività, riduzione della concentrazione e dell’attenzione, riduzione dell’autostima e della fiducia in sè, idee di colpa e autosvalutazione, una visione del futuro pessimistica, idee o azioni di autolesionismo o suicidio, alterazione del sonno, diminuzione dell’appetito.
Le sindromi depressive pur essendo patologie con distribuzione in tutte le fasce di età, presentano tipicamente un esordio in età giovanile, soprattutto nel sesso femminile. Tenendo conto dell’alto tasso di prevalenza dei disturbi depressivi nella popolazione generale il setting della medicina generale dovrebbe essere il primo ed il più importante filtro per il riconoscimento e il trattamento di tali patologie; di fatto già oggi i medici di medicina generale rappresentano nella maggior parte dei pazienti affetti da malattia depressiva l’unico riferimento sanitario.
Il Ministero della salute raccomanda che l’assistenza venga organizzata secondo modelli analoghi a quelli di altre malattie croniche recidivanti come il Chronic Care Model e la Collaborative Care, tali modelli descrivono percorsi diagnostici-terapeutici che enfatizzano il ruolo strategico dei servizi delle cure primarie e definiscono percorsi definiti di cura secondo protocolli di collaborazione strutturati con i servizi specialistici.
Nel campo del trattamento delle sindromi depressive, esiste un sufficiente accordo tra i clinici che un riconoscimento precoce, un corretto inquadramento diagnostico sin dal primo episodio depressivo ed una riduzione del periodo di malattia non trattata, possano condizionare positivamente il decorso della patologia.
L’approccio al paziente con Disturbo Depressivo richiede una presa in carico di tipo biopsicosociale, che comprenda la cura dei sintomi fisici , la cura dei sintomi psicologici legati alla sfera dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti e un intervento sulle reti sociali.