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Covid: tre mesi in Rianimazione, l’operatore 118 racconta il suo calvario

Ricoverato per quasi 3 mesi oggi finalmente è stato dimesso dalla Rianimazione dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta per continuare la convalescenza al reparto di Riabilitazione di San Cataldo. E’ ancora provato Michele Spanò, 56 anni, operatore nisseno del 118, che racconta il proprio calvario a causa dl Covid-19 e diverse volte, durante il racconto, scoppia in lacrime.

Il 6 novembre è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione Covid diretto dal primario Giancarlo Foresta. Il giorno prima aveva fatto un tampone che era risultato positivo. “Avevo appena terminato la la notte – dice Spanò – e ho fatto il tampone in centrale che è risultato positivo poi confermato dal molecolare. Sono tornato a casa e mi sono messo in quarantena. Già l’indomani respiravo malissimo, questo era l’unico sintomo che avevo, e mio figlio ha chiamato l’ambulanza. Mi hanno portato al pronto soccorso e dalla Tac è risultata la polmonite interstiziale da Covid-19 da lì mi hanno portato in Rianimazione. Qui sono stato trattato con il casco: dentro il quale sono rimasto un mese. Dopo mi è stata messa la maschera d’ossigeno. Per due giorni sono rimasto incosciente, mi raccontano che stavano per intubarmi – piange e fa una pausa – poi quando mi sono svegliato ero attaccato ad una macchina per l’emofiltrazione. Ho dovuto farla per quattro volte, e ogni volta il trattamento durava per 14-16 ore. Dopo qualche giorno ho cominciato a respirare meglio e hanno fatto la terapia prima con la maschera di Venturi e poi con gli altiflussi per poi arrivare all’ossigenoterapia dal naso”.

Dopo un’altra settimana – continua – il tampone è risultato finalmente negativo, dunque mi hanno spostato nella Rianimazione non covid e mi hanno fatto terapia per i reni che ancora avevano dei problemi. Oggi finalmente sono in riabilitazione. Quando ero in Rianimazione ho sempre pensato alla mia famiglia e i miei figli perché non li vedo da 3 mesi. Dentro di me ho cercato di lottare ma vedendo le persone che morivano pensavo sempre ‘oggi tocca a me’. Poi ci sarà stata qualche stella che mi ha guardato anche perché soffro di asma bronchiale. Posso solo dire che il personale di Rianimazione, dal primo all’ultimo operatore, è fantastico”. Spanò conclude: “Ora mi sento bene ma non riesco ancora ad alzarmi. Dopo 3 mesi a letto non riesco ancora a darmi la forza per mettermi in piedi. Psicologicamente sto un po’ meglio”.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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