La pillola antivirale Paxlovid di Pfizer riduce il pericolo di ospedalizzazione e morte in pazienti Covid non vaccinati e ad alto rischio di progressione della malattia in forma grave: i pazienti trattati hanno un rischio dell’89% più basso rispetto a quelli non trattati. È quanto emerge da uno studio clinico di fase II/III pubblicato il 16 febbraio sul New England Journal of Medicine.
Lo studio, in doppio cieco, ha coinvolto in tutto 2246 individui con Covid, tutti non vaccinati e ad alto rischio di malattia grave: di questi 1120 hanno ricevuto ogni 12 ore e per 5 giorni il mix di nirmatrelvir più ritonavir di cui si compone l’antivirale orale (gruppo di intervento) e 1126 una sostanza placebo. Gli autori del lavoro, condotto da Jennifer Hammond della Pfizer, hanno confrontato il tasso di ospedalizzazione e la mortalità a 28 giorni dal trattamento nei due gruppi di studio.
Analizzando i dati si vede che i pazienti trattati con il farmaco hanno un rischio di ospedalizzazione e morte ridotto dell’88,9% rispetto ai pazienti del gruppo placebo. Il totale dei decessi è stato di 13 individui, tutti nel gruppo placebo. Anche la carica virale è risultata più bassa nei pazienti trattati. Gli autori concludono che nei pazienti Covid-19 trattati con nirmatrelvir più ritonavir il rischio di progressione della malattia in forma grave è ridotto dell’89% rispetto al rischio del gruppo placebo, senza evidenti segni di effetti avversi preoccupanti.
A questo proposito, il virologo Roberto Burioni ha anche menzionato una seconda ricerca su animali, pubblicata la settimana scorsa su Nature Communications, secondo cui il Paxlovid ridurrebbe anche il rischio di trasmissione del virus. “Quindi – ha detto Burioni – c’è la speranza che questo farmaco non solo possa essere molto utile nel proteggere dalle conseguenze gravi dell’infezione, ma anche nell’ostacolare la diffusione del virus, il che sarebbe importante“- conclude – “. Questo farmaco potrebbe essere veramente una svolta perché facile da somministrare – ha concluso – ma la disponibilità di una farmaco antivirale non diminuisce minimamente l’importanza della vaccinazione“.