Il Decreto legge n° 18 del 17 marzo 2020, tra le altre misure poste a contenimento dell’epidemia in corso, ha incluso nell’ambito dell’infortunio sul lavoro anche l’infezione da “Coronavirus”. Una circolare interpretativa emanata dall’Inail lo scorso 3 aprile ha posto però una serie di paletti che rendono quasi impossibile il riconoscimento di questa casistica. Quella dell’Istituto nazionale è stata una presa di posizione che ha fatto scattare anche dalla Sicilia la forte protesta delle federazioni regionali Sanità e Medici della Ugl, con i rispettivi segretari Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri.
“Avevamo immaginato di poter trovare un testo semplice, immediato e soprattutto agevole in un momento di emergenza come questo in cui stiamo contando più di 120 decessi da Covid-19, oltre migliaia di contagi, tra medici ed infermieri, ma anche tra tantissime unità lavorative di vari settori, ed invece ci siamo trovati di fronte al solito accanimento burocratico. Da una parte, quindi, il Decreto apre uno spiraglio importante per tutti i lavoratori mentre dall’altra, paradossalmente, crea tutte le condizioni possibili per evitare il riconoscimento di questo genere di infortunio. Come si può mai stabilire, infatti, ad esempio, la data e l’ora di un contagio (dato obbligatorio per il riconoscimento dell’infortunio), quando talvolta i pazienti risultano positivi al secondo o al terzo tampone? In questo momento non serve complicare le cose con artifici burocratici inutili che perché in ballo c’è la salute ed il lavoro anche di tantissimi siciliani – tuonano Urzì e Lanteri. In questo modo è chiaro che tutte le richieste presentate rischiano concretamente di essere respinte, a meno che i medici competenti non si rendano autori di un potenziale falso, inserendo nelle certificazioni informazioni empiriche e non veritiere. Obiettivamente questo ci sembra assurdo, motivo per cui riteniamo urgente che l’Inail corra ai ripari modificando la circolare. Non possiamo tollerare – concludono i due sindacalisti – che in una Regione come la nostra ed in un paese come l’Italia in cui, oggi, una delle prime cause di infortunio sul lavoro è il contagio da “Coronavirus” ci sia un ente statale che, anzichè proteggere i lavoratori, sembra calpestare i diritti alla tutela e stiamo scrivendo ai prefetti delle nove province siciliane affinché intervengano a tutela dei più esposti come i sanitari.” “La Ugl lancia l’appello al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, ed agli assessori regionali del Lavoro e della Salute, Antonio Scavone e Ruggero Razza, per l’immediato riconoscimento dell’infortunio per ogni lavoratore contagiato nell’espletamento del proprio servizio – aggiunge il segretario regionale Giuseppe Messina – perché la drammatica emergenza epidemiologica non ammette burocrazia, ma certezza nella salvaguardia dei lavoratori più esposti a quella che è riconoscibile oramai come “guerra invisibile”.
di Manlio Melluso
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