Dopo un lungo periodo di isolamento, ci si avvia alla riapertura delle attività produttive, commerciali e professionali e quindi è opportuno fare chiarezza riguardo tante notizie che arrivano dai mezzi di informazione. Gli studi odontoiatrici sono tra quelli che versano in grosse difficoltà e si dice che potrebbero essere gli ultimi ad aprire. Ma gli odontoiatri si stanno dando molto da fare nel trovare il modo di ripartire al più presto. Ho chiesto a Saro Di Raimondo, medico-chirurgo specialista in odontostomatologia con esperienza specifica in chirurgia orale ed implantologia, di commentare come vede la ripresa delle attività professionali.
Bisogna premettere che la salute del cavo orale e la sua integrità non sono solo requisiti fondamentali per garantire una necessaria efficienza masticatoria, ma come suggeriscono molti psicoterapeuti sono anche strumenti essenziali della vita di relazione, perché come disse qualcuno, ma non ricordo chi “il sorriso come la vita non si ripete, è una presenza semplice che si esaurisce nel suo atto insieme alla risata che non si può fare senza denti e che riafferma il movimento della vita là dove lo si voleva arrestare”. Mantenere una bocca sana evita l’insorgenza di patologie quali la carie, la malattia parodontale, le disfunzioni articolari (ATM), le cefalee e possibili patologie cardiache e renali. Non volendo ovviamente entrare nel merito di questi quadri patologici, bisogna ribadire che la salute del cittadino passa anche attraverso il mantenimento di una adeguata attenzione per il cavo orale. Purtroppo come tutte le nostre ordinarie attività anche le terapie odontoiatriche sono state certamente condizionate dall’emergenza COVID-19 che stiamo vivendo, dalla impossibilità di proseguire trattamenti già iniziati ed infine anche dall’incertezza delle prospettive economiche per tante attività che influiranno profondamente sulla vita di molti cittadini.
In questa fase 1 di lockdown, siete riusciti a mantenere il servizio di pronto soccorso ai vostri pazienti?
Si, i dentisti hanno coscienziosamente garantito le urgenze indifferibili per non intasare i pronto soccorsi ospedalieri, ma al contempo hanno scelto di sospendere l’attività di routine per senso di responsabilità nei confronti degli operatori, dei familiari e dei pazienti. In queste settimane abbiamo sentito parlare di sanificazione, disinfezione, sterilizzazione, termini spesso sconosciuti ai più, ma che noi dentisti conosciamo bene, perché da sempre nei nostri studi professionali, hanno costituito la base fondamentale dei servizi erogati ai pazienti, con investimento di ingenti risorse proprio per garantire quel diritto costituzionale alla salute dei pazienti ed evitare la diffusione di malattie infettive. Da sempre vengono applicati protocolli di prevenzione e di controllo della salubrità degli ambienti e protocolli ancor più rigorosi, sino alla tracciabilità della sterilizzazione, per quanto concerne la decontaminazione e sterilizzazione dello strumentario, pertanto bisogna aver il coraggio di dire con grande fermezza che noi siamo assolutamente in grado di garantire ai nostri pazienti la sicurezza delle prestazioni eseguibili.
Quale è stato secondo te il problema maggiore che ha determinato nella fase 1 l’aumento dei contagi?
Il vero problema oggi, come tutti sanno, è la mancanza di una mappatura della positività della popolazione riguardo il COVID-19 ed una difficoltà della tracciabilità dei contatti con soggetti positivi o già immuni. Sono in fase di sperimentazione e di applicazione diversi protocolli sanitari ed informatici per creare in futuro una condizione ideale, per normalizzare i rapporti sociali e per garantire la sicurezza dei lavoratori in tutti gli ambiti produttivi, ma bisognerà ancora aspettare del tempo per essere certi della loro reale affidabilità.
Come affronterete la fase 2 della ripartenza?
Ora che siamo prossimi alla fase della riapertura, noi dentisti siamo pronti ad affrontarla avendo già predisposto i necessari documenti di valutazione del rischio professionale (DVR), aggiornati anche a seguito delle risultanze emerse dal tavolo tecnico indetto dall’Istituto Superiore di Sanità con i sindacati, le università e le società scientifiche. Adesso quello che si dovrà fare è garantire accessi contingentati nelle strutture odontoiatriche e, previo triage telefonico, un ricevimento esclusivo del paziente che, dopo valutazione della necessaria autocertificazione, potrà essere trattato in sicurezza, garantendo la salute in primis degli operatori sanitari e ovviamente dei pazienti stessi, e facendo ricorso ai tanto declamati DPI (dispositivi di protezione individuali).
Proprio oggi mi è arrivata la notizia dal Prof. Pietro Messina che alcuni colleghi odontoiatri e informatici dell’Università di Palermo hanno sviluppato una app gratuita chiamata LinguApp (apri link) per la tele-diagnosi di malattie odontostomatologiche che,
in seguito, sarà indirizzata anche ai medici di base, ai pediatri e ai dermatologi con un questionario più specifico per la collaborazione dei vari specialisti di branca. Questo richiede sinergie professionali, che in questo momento di ripresa sembra siano punti di forza. Dal punto di vista umano e professionale cosa ti aspetti?
Bisognerà ricostruire una alleanza strategica tra medici e pazienti, spesso venuta meno in questi ultimi anni, per garantire una fondamentale collaborazione, che certamente sarà necessaria nei prossimi mesi, sino alla individuazione di un vaccino per il COVID-19, e che dovrà poi essere mantenuta in futuro, costituendo un requisito della coesione sociale e del rispetto reciproco fra i professionisti della salute e tutti i fruitori dei servizi sanitari. Tutto ciò coinvolge non solo l’etica della nostra professione, ma anche aspetti economici rilevanti, dovuti alla necessità di implementare e rinnovare in futuro non solo le dotazioni strumentali dei nostri studi, ma anche quelle strutturali. Quindi sarebbe auspicabile un intervento adeguato ed una attenzione maggiore da parte della classe politica, considerando che circa l’85% delle prestazioni odontoiatriche in Italia viene erogata in regime libero professionale, creando delle tutele giuridiche, fiscali ed economiche per favorire l’aggiornamento professionale e l’operatività delle strutture odontoiatriche private, con l’obiettivo finale di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini.
Valeria Militello