Sul Sole 24 ore del 17 aprile il Prof. Becchi, professore ordinario di filosofia del diritto dell’Università di Genova, e Giovanni Zimbordi, consulente manageriale e finanziario, firmano un intervento dal titolo “L’economia ferma e il dubbio sui decessi”. L’attenzione è a dati ma in modo molto prosaico, non perché il crollo del PIL previsto del 20% non sia di per se importante ma l’accostamento ai morti in questo periodo sembra del tutto inappropriato e fanatico.
La causa economica al di sopra del valore dell’essere umano, della vita stessa. I due autori parlano del lockdown come pena autoinflitta al sistema paese. Si richiamano dati ISTAT che sembrano attestare che tutto quello che abbiamo visto è solo fantasia mettendo in dubbio i morti, come se tutti noi italiani in queste settimane avessimo assistito ad un enorme “Truman show”.
E’ necessario mettere ordine rispetto a illazioni che nulla hanno a che fare con i dati epidemiologici. Utilizzando il database ISTAT è possibile evidenziare come alcune regioni hanno dovuto sopportare un carico eccessivo di morti, per la Lombardia superiore al 50% rispetto al dato del 2019, come si evince dalla tabella a fianco. E’ ovvio che la rilevazione della mortalità e i confronti devono essere fatti con metodologia corretta ma quello che mi preme sottolineare è la tragedia immane che la popolazione e i professionisti sanitari nel loro complesso stanno sopportando per frenare questa epidemia e le sue nefaste conseguenze. Il virus è un virus pandemico in grado di infettare con grande facilità ed è proprio questa caratteristica che genera molti malati nonostante il fatto che in almeno il 60% dei casi sembra che l’infezione sia senza sintomi e in un’altra buona percentuale simile ad una banale influenza. Il risultato, proprio per i grandi numeri, è stato che i malati hanno riempito le rianimazioni soprattutto delle regioni del centro-nord. Il lockdown, proprio quel lockdown citato come iattura, ha permesso, al contrario, a varie regioni di sopportare un carico molto più leggero. E’ il caso di dire che l’esperienza in questo caso è stata di insegnamento e, se errori ci sono stati, sicuramente il popolo siciliano come quello di altre regioni ha saputo adeguarsi ai dettami nazionali e regionali dimostrando molta maturità.
Nel Report dell’andamento epidemiologico della Regione Siciliana (qui allegato) ognuno potrà verificare altri numeri e, sono sicuro, che tutti sapranno cogliere che dietro quei numeri ci sono persone, malati, famiglie, preoccupazioni, disperazione e tanto sudore ed impegno da parte di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutti coloro che sono stati sette giorni su sette al lavoro per contribuire fattivamente alla risoluzione di questa pandemia. I dati dicono che stiamo uscendo dall’emergenza ma la fase due proprio per questo va pensata bene, pensata si ma pensando alle persone.