I soggetti di età superiore ai 65 anni, fragili, ipovedenti, che assumono farmaci ipnoinducenti, con deterioramento cognitivo, compromissione della marcia o frequenza ad urinare hanno maggiori probabilità di cadere.
L’impatto psicologico delle cadute può includere la paura di ulteriori cadute che si associa a gravi conseguenze fisiche e psicosociali come la riduzione delle attività di vita quotidiana e di conseguenza dell’autonomia.
Riconoscere i fattori di rischio di caduta presenti in ogni soggetto è importante per prevenire eventuali danni. Esistono strumenti di valutazione che permettono di conoscere l’entità del rischio di caduta che vengono utilizzati di norma nelle valutazioni da parte di personale sanitario. Poche semplici domande possono aiutare anche i familiari a mettere in evidenza un problema potenziale e correre ai ripari con azioni correttive.
Un soggetto si può già definire a rischio cadute se sono presenti nei tre mesi precedenti la valutazione: una precedente caduta, vertigini o capogiri e la perdita di urine/feci durante il tragitto verso il bagno.
Nel caso in cui il soggetto risulti a rischio, gli interventi di prevenzione delle cadute possono essere diversi. Per prima cosa identificare un caregiver, ovvero una persona che si prenda cura del soggetto a rischio, eliminare tutti gli ostacoli ambientali che potrebbero determinarne la caduta e verificare periodicamente la necessità del soggetto di recarsi al bagno o di alzarsi. Fornire appositi ausili, come occhiali, apparecchio acustico, girello, bastone o sedia a rotelle per garantire una maggiore stabilità nel movimento.
Importante, inoltre, fare attenzione all’abbigliamento, preferendo vestiti non troppo ingombranti e scarpe con
Il medico può inoltre,attraverso la riconciliazione terapeutica, assicurarsi che il paziente assuma i farmaci strettamente necessari che non ledano le sue capacità cognitive.