“Crossing the Global Health Care Quality Chasm”, recita così il titolo di un lavoro appena pubblicato su una importante rivista internazionale (JAMA 31 agosto 2018). Nonostante decenni di investimenti e ricerca di qualità gli indicatori di salute su un piano globale fotografano una realtà sconfortante.
Si stima che nei paesi a basso-medio reddito i morti per scadente qualità dell’assistenza oscillano tra i 5,7 e gli 8,4 milioni di morti ogni anno. Morte e disabilità in questi paesi comporta una perdita di produttività di circa 1,5 trilioni di dollari. D’altra parte, il mondo industrializzato non ha numeri più confortanti.
Per esempio, circa il 15% dei costi ospedalieri può essere attribuito alla cura di eventi avversi da farmaci e cattiva sanità. Un report dell’istituto di Medicina Americano evidenzia difetti in almeno 6 dimensioni della qualità dell’assistenza: sicurezza, efficacia, centralità del paziente, tempi di erogazione, efficienza ed equità di accesso alle cure. Gli autori dell’articolo suggeriscono dei principi fondamentali per non cadere nel baratro di una sanità di cattiva qualità:
Sono tredici punti che dovrebbero essere il vangelo per i nostri politici e amministratori. Comunque fanno riferimento a principi fondamentali per superare tutte le difficoltà che i pazienti ed i professionisti si trovano ad affrontare nella realtà di tutti i giorni.
E’ necessario sottolineare anche l’importanza dell’approccio alla complessità clinica che è anche assistenziale: i pazienti diventano sempre più anziani con più patologie associate e che interagiscono in modo complesso. La multidisciplinarietà non può essere più incentrata sugli specialisti ma sul paziente.
Ciò implica la necessità di coordinamento delle attività di erogazione dell’assistenza e la centralità del paziente implica un ripensamento delle organizzazioni anche grazie ai principi che regolano la trasformazione nei sistemi complessi. I governi e le organizzazioni necessiteranno sempre più di veri leader con curricula innovativi che sappiano implementare il cambiamento in un’era digitale che può e deve diventare un riferimento per superare il baratro in cui rischiamo di cadere ogni giorno di più.
Se i decisori non si svegliamo dal torpore dettato da vecchie logiche non vedremo nascere reti ospedaliere improntate a nuovi modelli organizzativi e integrate con percorsi territoriali realmente basati sui veri bisogni dei pazienti e, sottolineiamo, col pieno sostegno e rispetto dello staff sanitario che è il vero motore del sistema sanitario.